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Governo, Meloni non si tira indietro: “Manovra? Faremo quel che è giusto per la Nazione”

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Il governo è pronto a fare "quel che è giusto per la Nazione" anche se questo "dovesse costare in termini elettorali" e la stretta operata su reddito di cittadinanza "lo dimostra". La premier Giorgia Meloni parla in videocollegamento con l'Assemblea generale di Confindustria Veneto e rivendica il lavoro fatto di "sintesi" e l'assunzione di "reponsabilità" verso una legge di Bilancio il cui testo definitivo è atteso in Parlamento, perché deve passare ancora al vaglio del Quirinale. Una "corsa contro il tempo" la definisce Meloni, scritta e presentata in "tempi record" ma senza "rinunciare a delineare le priorità" dell'azione dell'esecutivo, vale a dire la crescita economica, "a partire dalla messa in sicurezza del tessuto produttivo contro il caro-energia" e dal "sostegno alla fasce più deboli e ai redditi più bassi". Una manovra, spiega, "coerente con gli impegni presi con gli italiani" e che rappresenta l'inizio del "il nostro percorso per risollevare l'Italia, dopo anni di politiche fallimentari e dannose che l'hanno lasciata in ginocchio".

 

 

Meloni parla agli industriali e si dice pronta al dialogo con categorie produttive e sindacati. "Abbiamo bisogno delle energie migliori di questa nazione, le porte del governo saranno sempre aperte" dice la presidente del Consiglio rivolgendosi a Confindustria. Certo "siamo consapevoli - osserva Meloni - che sul taglio del cuneo servano maggiore incisività e maggiori risorse" ma va riconosciuto che questa "è una strada che abbiamo voluto percorrere subito" e dalla quale in governo non intende tornare indietro". Quindi l'affondo sul reddito di cittadinanza: "Il governo intende ricostruire una cultura e un'etica del lavoro". In questo senso il giro di vite "è una misura di buonsenso che difenderemo contro ogni attacco strumentale". La grande sfida del confronto resta comunque la definizione di una strategia industriale che all'Italia manca da "troppo tempo", sostiene la presidente del Consiglio. Il principio centrale "è non disturbare chi produce", rimarca la leader di Fratelli d'Italia. "Stiamo poi affrontando tutta la materia del caro materiali, perché purtroppo i soldi del Pnrr rischiano di non arrivare a terra". Mentre sull'energia, ribadisce "l'Italia deve tornare a produrla e va fatto quel che serve".

 

 

In vista dell'esame del testo alla Camera, Meloni riunirà domani alle 15 a palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza. "Forza Italia su alcune questioni cercherà altre risorse nel dibattito parlamentare. L'aumento delle pensioni minime che vogliamo, in futuro, portare ad almeno mille euro, bisogna poi migliorare il meccanismo per la decontribuzione per le nuove assunzioni di giovani", insiste l'azzurro Maurizio Gasparri. Il leghista titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, parla di una finanziaria "responsabile e coraggiosa" e mette l'accento sulle politiche per la famiglia, che rappresentano "una novità".

E domani a Palazzo Chigi arriverà anche Carlo Calenda, che insieme a una delegazione di parlamentari Azione e Italia Viva illustrerà alla premier la "contromanovra" del Terzo polo. "Domani incontreremo Giorgia Meloni perché noi a differenza delle altre opposizioni non andiamo in piazza a prescindere senza avere illustrato le nostre proposte", spiega la presidente del gruppo Azione-Iv in Senato, Raffaella Paita, che chiede "più coraggio soprattutto sulla riforma del reddito di cittadinanza". Restano sulle barricate, invece, M5s e Pd. "Se il governo italiano seguisse l'Europa non farebbe questa scelta scellerata di alzare il livello minimo di contante rispetto all'utilizzo del Pos, scelta che spero venga cambiata" perché "purtroppo avrà terribili danno sule entrante fiscali del nostro paese perchè è chiaramente un invito all'evazione fiscale", tuona da Bruxelles il segretario del Pd Enrico Letta. Sul tema delle soglie al di sotto delle quali gli esercizi commerciali non sono tenuti ad accettare pagamenti con carte, "sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea dei cui esiti si terrà conto nel prosieguo dell'iter della legge di bilancio", spiegano da palazzo Chigi. Ma intanto +Europa lancia una petizione per fermare la proposta "che vuole togliere il diritto di usare carte e bancomat per pagamenti al di sotto dei 60 euro".

 

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