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Abuso d'ufficio e legge Severino: ecco la svolta garantista di Meloni

Carlantonio Solimene
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Mai più sindaci con la «paura della firma». Giorgia Meloni sceglie l'assemblea dell'Anci per annunciare la svolta sul reato di abuso d'ufficio, che da anni costringe gli amministratori locali a vivere nell'incubo delle indagini per un reato la cui applicazione è stata spesso oggetto di polemiche e che ha portato all'apertura di una mole enorme di procedimenti poi conclusisi con un nulla di fatto, non senza però aver scritto la parola fine su esperienze amministrative e su carriere politiche. «Penso che sia arrivato il momento di affrontare il tema della responsabilità degli amministratori locali» spiega Meloni alla platea. «È assolutamente necessario, per come la vedo io, definire meglio, a partire dall'abuso d'ufficio, le norme penali che riguardano i pubblici amministratori, norme il cui perimetro è oggi così elastico da prestarsi a interpretazioni che sono troppo discrezionali». Il capo del governo mette in guardia sul fatto che «in un Pubblica amministrazione intrisa di vincoli burocratici, afflitta da ipertrofia amministrativa, i sindaci sono troppo spesso chiamati a interpretazioni che rendono rischiose le loro scelte e noi assistiamo al fenomeno della cosiddetta "paura della firma"». «Un amministratore oggi - riprende - oggi non sa se il suo comportamento verrà domani giudicato come criminoso. La statistica - dice alla platea di sindaci - la conoscete meglio di me, è drammatica: il 93% delle contestazioni di abuso d'ufficio si risolve con assoluzioni o archiviazioni».

 

 

«Però annota ancora il presidente del Consiglio - dal momento dell'avviso di garanzia all'archiviazione passano anni, reputazioni e famiglie vengono distrutte, perché per una persona perbene ovviamente il processo è già una pena e io penso che non possiamo lasciare i nostri amministratori in balia di norme penali così leastiche da prestarsi a interpretazioni molto arbitrarie». «Non si pretendono immunità funzionali, non si reclama impunità ma si chiedono regole certe per sapere quale sia il perimetro della legalità entro cui muoversi» il messaggio del capo del governo. Il tema non è solo quello dell'abuso d'ufficio. Sul tavolo c'è anche la questione della legge Severino, che era stato oggetto anche di uno dei referendum che nella scorsa primavera non avevano raggiunto il quorum. Ad affrontarlo, nella stessa sede dell'assemblea dell'Anci, il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. «La Legge Severino - dice l'avvocato e deputato forzista - ingiustamente penalizza pubblici amministratori condannati con sentenza di primo grado e che devono subire conseguenze prima che la sentenza diventi definitiva e questo vale anche per l'abuso d'ufficio, un reato scivoloso non per come è scritto, ma per come è giudicato».

 

 

Parole che, ovviamente, sono accolte con favore dai sindaci presenti. «Le risposte ottenute dal governo sono state positive ma ho detto al presidente del Consiglio Giorgia Meloni che noi siamo abituati a dare risposte ai cittadini che verificano i nostri impegni. Verificheremo anche noi i loro impegni» ha detto il presidente dell'Anci Antonio Decaro, concludendo i lavori dell'assemblea. Anche dall'opposizione sono arrivate aperture sul tema: «Sul tema della modifica del reato d'abuso d'ufficio e dell'attuale regime di responsabilità penale per i sindaci, la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, metta a frutto il lavoro e le riflessioni già svolte in Parlamento» spiega Piero De Luca del Pd. «Anche in questa legislatura - continua - abbiamo presentato una proposta di riforma complessiva. Si parta da qui. Se così sarà, troverà il Partito Democratico disponibile a rendere più ragionevole e preciso il quadro normativo esistente che grava sui sindaci nel nostro Paese». Concetto ribadito dal capogruppo di Forza Italia alla Camera Alessandro Cattaneo: «Da ex sindaco non posso che sottolineare l'importanza del ruolo svolto dai sindaci italiani e anche le gravose responsabilità che tale incarico impone. Per questo è necessario mettere i Comuni nelle condizioni di spendere bene e subito le risorse del Pnnr e dare loro la libertà di poter lavorare serenamente, senza il cosiddetto incubo della firma. In questo senso la revisione della norma dell'abuso d'ufficio diventa una priorità non più rinviabile».

 

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