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La priorità della sinistra è schedare i poliziotti. Boldrini e Cucchi riaprono la caccia all'agente

Carlo Solimene
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 Un'altra proposta di legge per affiggere codici identificativi sui caschi degli agenti della polizia. La seconda, a distanza di neanche dieci giorni dall'identica iniziativa della senatrice della Sinistra Ilaria Cucchi. L'ha presentata la deputata del Pd ed ex presidente della Camera Laura Boldrini, rinfocolando la polemica coni sindacati degli agenti da sempre contrari a uno strumento che, a loro dire, metterebbe a rischio l'incolumità dei tutori dell'ordine e delle loro famiglie.

 

«Ho presentato oggi la proposta di legge che introduce disposizioni, in linea con gli standard internazionali, che prevedono l'utilizzo di codici alfanumerici identificativi da apporre in maniera ben visibile sul casco e sulle uniformi degli operatori delle Forze di polizia impegnati in attività di ordine pubblico, al fine di consentirne l'immediata identificazione» ha rivendicato Boldrini. «In molti Paesi- ha continuato - l'uso di questo codice alfanumerico è già un patrimonio acquisito, ad esempio, nel Regno Unito e in Francia». «Aventun anni dai tragici fatti accaduti in occasione della riunione del G8 a Genova nel luglio 2001, che rappresentano una delle pagine più oscure e gravi della storia recente della nostra Repubblica, la società italiana è sicuramente molto cambiata e le Forze di polizia hanno maturato una nuova consapevolezza e sensibilità. È giunto, quindi, il momento di colmare una lacuna presente nel nostro sistema.

 

Il compito delle Forze di polizia è sicuramente centrale per la sicurezza pubblica ed è pertanto necessario che a importanti compiti corrispondano eguali responsabilità», la conclusione della deputata Dem.

Immediata la reazione dei sindacati degli agenti. Il segretario generale del Sap Stefano Paoloni sostiene «l'inefficacia dei codici tanto amati dal partito dell'anti-Polizia». Il disegno di legge, spiega, «dimostra che non vi è capacità di visione rispetto al ruolo e alla funzione delle Forze dell'Ordine, che pare vengano percepite con avversione anziché come strumento di conciliazione e con senso di sicurezza. Servono strumenti che ci consentano di svolgere la nostra professione con sempre maggiore sicurezza ed efficacia.

Basti pensare agli importanti risultati che si stanno ottenendo con l'utilizzo del taser nel momento in cui abbiamo il dovere, per legge, di fermare qualcuno con l'uso della forza». Con il numeretto, invece, «l'operatore può diventare un bersaglio ben definito da parte di una curva di ultras violenti o di facinorosi manifestanti. Certamente più funzionali ed efficienti sono le telecamere e le bodycam per le quali da anni ne invochiamo l'uso» conclude Paoloni. Anche sul fronte politico l'iniziativa dell'ex presidente della Camera desta perplessità. «Laura Boldrini vuole "schedare" i poliziotti» attacca l'eurodeputata leghista Susanna Ceccardi.

 

«Con tutti i problemi che ha il Paese in questo momento lei pensa a mettersi contro le divise. Una proposta assurda, che dimostra la totale incapacità della gente di sinistra di stare dalla parte di chi tutela la legalità» continua. In più occasioni tiene a dire Ceccardi- «gli antagonisti hanno schedato gli agenti diffondendo i loro nomi nel dark web. Con i codici alfanumerici questa pratica diventerà ancora più facile e sarà possibile per chi infrange la legge non solo identificare le divise, ma anche eventualmente farle diventare bersaglio di azioni congiunte da parte di gruppi ultras o criminali». Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, nei giorni scorsi aveva invece ricordato come «i poliziotti ogni anno contano tra le proprie fila più di 2.000 feriti. Forse gli identificativi dovrebbero essere messi sulle spalle dei professionisti del disordine, a chi organizza le manifestazioni con il chiaro intento di creare tensioni»

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