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Confindustria sta con Meloni. Bonomi sprona: "Bene, ma ora serve di più su lavoro e taglio delle tasse"

Gianni Di Capua
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Tagliare il cuneo fiscale. Confindustria torna a chiederlo a gran voce dal Forum delle Pmi a Modigliano Veneto, perché se nel decreto aiuti varato dal governo ci sono «provvedimenti positivi» quello che sta mancando, rilancia Carlo Bonomi, è «un intervento strutturale sui temi del lavoro». Viale dell'Astronomia lo sta dicendo da più di un anno, giù le tasse sul lavoro per mettere più soldi in tasca ai cittadini. «Lo faremo perché solo alzando i salari sarà possibile incentivare il lavoro nel nostro Paese - assicura il ministro Adolfo Urso, al suo debutto pubblico - ma sarà gradualmente nel tempo». La rotta è tracciata e le cifre sono quelle indicate dagli imprenditori: «Sicuramente sarà quella del taglio al cuneo con 2/3 a favore dei lavoratori e un terzo ai datori di lavoro». Una risposta che soddisfa la platea, ma non del tutto. Perché «se condividiamo tutti che il taglio del cuneo fiscale è la priorità non capisco perché vengono messi soldi sui prepensionamenti o tagliate le tasse ad alcune categorie dei lavoratori», lamenta Bonomi. «Credo - prosegue - che Confindustria stia dando un senso di responsabilità e serietà, se davvero il metodo è quello del confronto ragioniamo insieme per il bene del Paese». Anche perché, e anche questo calcolo gli imprenditori lo fanno già da un po', «penso che un Paese che spende oltre mille miliardi di euro possa riconfigurare il 4%-5% di spesa, destinando 40-50 miliardi al taglio del costo del lavoro».

 

 

Non convince dunque l'ampliamento della flat tax per le partite Iva, né tantomeno la misura sui fringe benefits, che riguarda una platea ridotta, insiste il numero uno di viale dell'Astronomia, «circa il 17%, e sposta la palla nel campo delle imprese, alcune potranno erogarlo, alcune in maniera parziale, altre non potranno erogarlo perché non sono nelle condizioni di avere spazi di bilancio. Chiediamo che l'assunzione di responsabilità sia del governo, con il taglio delle tasse sul lavoro». Ma la legge di Bilancio deve ancora essere scritta - avvisa Urso - «abbiamo detto cosa faremo, piano piano faremo le cose liberandoci gradualmente del debito pubblico». Insomma, se sulle misure il giudizio non è unanime, lo è in questo avvio di governo sul metodo: «L'incontro con le imprese è stato un ottimo inizio, abbiamo scelto la strada del confronto con le parti sociali, penso che ci siano le basi per i primi 5 anni di confronto», dice il titolare di Imprese e Made in Italy.

 

 

«Ci piace, certo ieri è stato un incontro partecipato, non vedevo così tante sigle dagli stati generali di Villa Pamphili», scherza Bonomi riferendosi all'evento organizzato dall'allora premier Giuseppe Conte. «I tempi per la legge di bilancio sono molto stretti - aggiunge - e quindi non poteva essere che così, ci auguriamo che in futuro ci siano occasioni di maggiore riflessione». Mentre, sul Superbonus, «Le dichiarazioni del ministro Giorgetti di continuare comunque a sostenere il settore ci tranquillizzano». E Urso rivendica: sulle modifiche «lui, che si chiamava Draghi, lo ha detto. Noi lo abbiamo fatto. Il governo Draghi è caduto su questo» mentre quello Meloni «è un governo che fa quello che dice perché ha dalla sua il voto degli elettori ed è consapevole di andare nella direzione giusta».

 

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