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Migranti, la Francia chiude le frontiere: "Dall'Italia solo col passaporto"

Dario Martini
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Appena attraccata al porto di Tolone, in Costa Azzurra, il governo tedesco dà il suo assenso ad accogliere 80 dei 230 migranti a bordo della Ocean Viking, la nave gestita dalla ong Sos Meditérannée che ha provocato la crisi tra Parigi e Roma. La Germania mostra una solidarietà fulminea nei confronti della Francia. La stessa cosa fanno altri dieci Stati europei, tra cui Romania, Bulgaria, Lituania, Malta, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda. L'opposto di quanto fatto fino ad oggi con l'Italia.

Come ricorda Giorgia Meloni, il famoso «meccanismo di solidarietà europea», che disponeva il ricollocamento in Europa dei migranti sbarcati in Italia, si è rivelato un grande bluff. Istituito a fine giugno, prevedeva che su un totale di 10mila migranti arrivati sulle nostre coste, il governo francese ne avrebbe accolti 3.500, altri 3.500 sarebbero dovuti andare in Germania e i restanti sarebbero stati divisi tra altri 15 Stati membri. La realtà si è dimostrata diversa.

Fino ad oggi ne sono stati ricollocati solo 117, di cui 38 in Francia, 78 in Germania e 5 in Lussemburgo. Numeri irrisori se consideriamo che da luglio sono sbarcati in Italia circa 62mila profughi (90mila da inizio anno). Nonostante la situazione sia questa, il governo francese tira dritto. La segretaria di Stato agli Affari europei, Laurence Boone (la stessa che nelle settimane scorse prometteva di «vigilare» sul rispetto dei diritti in Italia) intervistata da france.info, dice che «la fiducia con l'Itallia si è rotta», e conferma il pugno duro alla frontiera, dove oltre ai 500 agenti in arrivo verranno introdotti «controlli molto più stretti e seri», in particolare «il controllo dei passaporti».

Altre possibili sanzioni, aggiunge Boone, sono «in discussione» all'interno del governo. Tornando all'asse Parigi-Berlino, è significativo che sia bastata una sola nave sbarcata in Francia affinché scattasse la solidarietà tedesca. Gli 80 migranti di cui si farà carico il governo Scholz sono praticamente lo stesso numero che l'Italia è riuscita a "ricollocare" in Germania in quattro mesi. È la dimostrazione che l'immigrazione proveniente dalle coste africane pesa solo sull'Italia. L'ambasciatore tedesco a Roma, Viktor Elbling, ha pubblicato un tweet con cui cerca di dimostrare il contrario: «L'Italia fa tanto in termini di migrazione ma non è da sola: 154.385 richiedenti asilo in Germania nel periodo gennaio-settembre 2022, 110.055 in Francia, 48.935 in Italia. Sono rispettivamente lo 0,186% della popolazione tedesca, lo 0,163% della popolazione francese e lo 0,083% della popolazione italiana». La fonte è Eurostat, quindi autorevole.

Ad un primo sguardo sembra dimostrare proprio ciò che vuole l'ambasciatore tedesco. La realtà è più complessa. Innanzitutto, il numero relativo ai richiedenti asilo in Italia è incompleto. A differenza di Francia e Germania, non tiene conto del dato di settembre. Inoltre, Elbling dimentica di dire che i richiedenti asilo non corrispondono ai migranti effettivamente arrivati nei singoli Stati. Più della metà dei profughi entrati in Europa quest' anno, infatti, fanno il loro «primo ingresso» in Italia. Poi, dopo anche molti mesi di soggiorno nei centri d'accoglienza, riescono a migrare nuovamente verso il nord Europa. Soprattutto in Germania, dove presentano la richiesta d'asilo. I dati forniti dall'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, parlano chiaro: al 31 ottobre scorso sono entrati in Europa 149.102 migranti, di cui 90mila (fonte Viminale) solo in Italia. Significa che non è corretto sovrapporre il numero dei richiedenti asilo a quello degli «ingressi» effettivi. Come dimostra un recente rapporto della polizia federale tedesca: sono 75.934 i migranti arrivati in Germania nel 2022, 15mila in meno di quelli sbarcati in Italia.

Non solo, 15.074 irregolari sono stati costretti a lasciare il confine tedesco. Senza contare gli oltre tremila respingimenti. L'unica concessione di Berlino all'Italia è l'assicurazione che non si sottrarrà agli impegni presi. Continuerà ad aderire al patto europeo sulle ricollocazioni. A patto - dice - «che anche Roma rispetti gli impegni». 

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