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Ecco come cambia il Patto di Stabilità in Europa. E per l'Italia il risultato è agrodolce

Piani di rientro dal debito diversificati a seconda degli Stati. Sanzioni più frequenti (compreso il rischio di perdere i soldi del Pnrr)

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Il patto di Stabilità nella Ue è al momento sospeso, ma tornerà in vigore a partire dal 2024. Non sarà più lo stesso, però. Le regole non saranno più le stesse per tutti. Restano le soglie del 60% del rapporto debito/Pil e del 3% per il deficit ma ogni Stato avrà un proprio piano dedicato per la riduzione del debito, su un percorso dai quattro ai sette anni.

È stata eliminata la regola del ventesimo (ossia la riduzione ogni anno del ventesimo del debito sopra il 60%); sono state semplificate le regole (non ci saranno più matrici o valutazioni annuali della Commissione ma ci sarà un singolo indicatore della spesa netta); le sanzioni saranno più lievi per renderle più applicabili (e verranno applicate più spesso). In caso di mancata riduzione del debito si rischierà anche di perdere i fondi europei, compresi quelli del Recovery. Resta in vigore la clausola generale di salvaguardia che ha permesso di sospendere le regole del Patto durante la pandemia di Covid-19 (fino a fine 2023).

Infine non è stata introdotta la "golden rule" per escludere gli investimenti per il green e il digitale dalle maglie del debito. Sono questi gli assi degli orientamenti presentati dalla Commissione europea per riformare il Patto di stabilità e crescita.

L’esecutivo europeo ha deciso di adottare il modello del Next Generation Eu anche per la riduzione del debito. In sostanza gli Stati saranno tenuti a presentare dei Piani (sulla falsariga dei Pnrr) per la riduzione del debito. La prima distinzione riguarderà la situazione debitoria attuale: Stati con debito sostanziale, quelli con debito moderato e infine quelli con poco debito. I Paesi con debito sostanziale (per semplificazione quelli oltre il 90% del debito ma non sarà unico elemento di classificazione) avranno quattro anni per un percorso di riduzione dell’indebitamento (che potrà essere esteso a sette anni). Gli Stati con debito moderati avranno invece tre anni di tempo. In ogni caso tutti dovranno attenersi alla soglia del 3% del deficit. Nella pratica, ogni Stato con debito sopra il 60% del Pil deve presentare un piano strutturale di debito a medio termine da sottoporre alla valutazione della Commissione e all’approvazione del Consiglio.

Il percorso di aggiustamento di bilancio sarà fissato in termini di spesa primaria netta, vale a dire la spesa al netto delle misure discrezionali in materia di entrate ed esclusa la spesa per interessi e la spesa ciclica per la disoccupazione. Per gli Stati membri identificati con squilibri macroeconomici, i piani devono includere anche riforme e investimenti per correggere gli squilibri individuati. La presentazione del piano viene preceduta da un approfondito dialogo tecnico con la Commissione. La Commissione valuta quindi il piano in modo integrato, tenendo conto delle interazioni tra la traiettoria di bilancio, le riforme e gli investimenti. La valutazione avviene sulla base di un quadro comune dell’Ue e di metodologie trasparenti, conservando la possibilità di cercare informazioni aggiuntive o richiedere un piano rivisto. In seguito, il piano viene adottato dal Consiglio sulla base di una valutazione positiva della Commissione. Il Consiglio può adottare il piano o raccomandare allo Stato membro di ripresentare un piano modificato. La Commissione controllerà costantemente l’attuazione dei piani. Gli Stati membri presenteranno relazioni annuali sullo stato di avanzamento per facilitare un monitoraggio efficace e garantire la trasparenza. Se il piano non dovesse essere messo in atto, scatteranno le sanzioni.

La procedura per i deficit eccessivi viene mantenuta, mentre la procedura per il debito eccessivo viene rafforzata. La procedurà scatterà anche quando uno Stato membro con un debito superiore al 60% del Pil si discosta dal percorso di spesa concordato. La Commissione ricorrerà anche a sanzioni finanziarie più efficaci riducendone gli importi e ci saranno sanzioni reputazionali più forti.

Non solo. La condizionalità macroeconomica per i fondi strutturali e per il Pnrr sarà appliacta in uno spirito simile, vale a dire che i finanziamenti dell’Ue potrebbero essere sospesi anche quando gli Stati membri non hanno adottato misure efficaci per correggere il loro deficit eccessivo. Resta in vigore la clausola di salvaguardia generale (che ha permesso di sospendere le regole del Patto di stabilità fino al 2024) e viene introdotta una clausola specifica per la sospensione dei piani nazionali di riduzione del debito che però dovrà rispondere a criteri molto rigidi per l’applicazione.

La procedura legislativa. La Commissione vorrebbe raggiungere un accordo sulla proposta in temi rapida per ottenere un’approvazione prima dei processi di bilancio degli Stati membri per il 2024.

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