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Caos Pd, Nardella pronuncia la parola più temuta: "Scissione"

Il sindaco di Firenze: "Troviamo una base comune o è finita". Ma non scioglie il nodo della sua candidatura al congresso

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E' sempre più caos nel Partito democratico. E il sindaco di Firenze Dario Nardella si spinge dove finora non era ancora arrivato nessuno, evocando la possibile scissione. 

«Credo che se noi non troviamo una base comune di valori tra posizioni diverse che in questi anni si sono manifestate nel nostro partito noi possiamo anche rischiare una scissione. Per evitare una scissione noi dobbiamo costruire un perimetro di valori e ideali nei quali ci riconosciamo tutti. È questo lo sforzo che secondo me va fatto ora. Non attribuisco ai nomi che stanno emergendo o che sono emersi questa responsabilità: no, è un problema di impostazione culturale che ci diamo noi come comunità politica» spiega Nardella nel corso di una conferenza stampa alla stampa estera.

«Il Pd deve coltivare la propria autonomia, unità e forza senza farsi condizionare da logiche di alleanza. Questa legislatura è destinata a durare per intero visto che c’è stato un voto popolare. Il Pd deve guardare alla lunga distanza, avere l’umiltà e la pazienza di costruire un progetto di cui raccoglierà i frutti non domani» ha detto ancora il sindaco di Firenze in mattinata, ospite di Tg1 Mattina.

In quanto a una sua possibile corsa al congresso, Nardella ha chiarito che «mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Restando sul congresso, allarga però il ragionamento: «Il sindaco di Firenze ha il diritto e il dovere di portare delle idee, anche a livello nazionale. Firenze è una città che parla al mondo, abbiamo fatto una grande manifestazione sulla pace in Ucraina a marzo. Portare le proprie idee, tuttavia, non significa per forza autocandidarsi. Trovo che il Pd oggi abbia urgenza di discutere di valori e idee, di confrontarsi con la società civile in modo aperto, trasparente, sulle grandi questioni del Paese. Poi dopo verranno le candidature, ma ogni cosa al suo tempo e le idee sono la prima questione». 

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