Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Decreto anti rave, cosa prevede. Meloni: "Non siamo più la Repubblica delle Banane"

Daniele Di Mario
  • a
  • a
  • a

Sì a modifiche migliorative della norma contro i rave party, ma chiusura totale alle critiche pretestuose. Il governo blinda il decreto, assicurando che non viene messo in discussione il diritto a manifestare. Al contrario l'esecutivo mira a «impedire il divertimento illegale». Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo dice chiaramente nella conferenza stampa che segue il Cdm di ieri. «Se qualcuno ha ideee per migliorare la norma il Parlamento esiste per questo, e siamo disposti ad ascoltare, purché le critiche non siano pretestuose - dice il premier - Ho sentito dire che noi vogliamo vietare le manifestazioni, ma non è così, è una cosa lontana dalla mia storia». «Il tema - aggiunge Meloni - non è vietare che la gente si diverta ma che ciò si faccia illegalmente. Lo Stato che vessa chi rispetta le regole e chi poi fa finta di non vedere chi non le rispetta, è finito». «Non siamo più la repubblica delle banane. Quest'Italia qui è finita - rincara la dose il premier - Le cose si possono fare, e si possono fare rispettando le regole e le leggi dello stato italiano».

Anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi difende il decreto legge contro i rave party, ma apre a modifiche durante l'iter di conversione in legge. «In sede parlamentare - dice il titolare del Viminale - appoggerò qualsiasi modifica al testo normativo indirizzata nel senso di meglio precisare, qualora lo si ritenga necessario, i confini della nuova fattispecie penale».

Incontrando i segretari generale di Cgil, Cisl e Uil, Piantedosi garantisce che il testo si applica solo ai rave party e non intacca i diritti costituzionali: «Ho avuto modo di ribadire che la applicazione delle recenti misure adottate dal governo è limitata alla specifica ipotesi della organizzazione dei rave party e che le nuove disposizioni non intaccano in nessun modo i diritti costituzionalmente garantiti, come quello di manifestare». «Nella prospettiva di incidere efficacemente sul profilo della deterrenza, il punto nodale delle nuove misure è la confisca obbligatoria del materiale utilizzato per lo svolgimento dei rave party», prosegue il ministro dell'Interno. Ma l'apertura di Piantedosi viene vista dall'opposizione come l'ammissione che il decreto «è scritto male», spiega il capogruppo del Pd in Senato Simona Malpezzi, che chiede al governo di ritirare il provvedimento. Ma Palazzo Chigi tira dritto. «Il cuore e il senso della norma» sui rave party «è chiarissimo, non ha ambiguità, ed è che l'illegalità in questo Paese non può essere accettata - dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani - Non può essere accettato che ci siano cittadini di serie A e di serie B, cittadini che rispettano le leggi e altri invece che se ne infischiano. Dopo di che il Parlamento serve essenzialmente per eventualmente modificare o migliorare il testo, ma è chiaro che il significato politico di quella norma non è messo in discussione». «Ritirare il decreto? Perché? Quando arriverà in Parlamento se ci saranno degli errori lo si modificherà, ma non credo ci siano errori», dice Gian Marco Centinaio (Lega).

Secondo Maurizio Gasparri (FI), il confronto sul decreto si svolgerà in Parlamento, ma con l'obiettivo di «confermare senza dubbi la scelta fatta dal governo per il varo di norme severe contro iniziative palesemente illegali» ma evitando «confusioni e incomprensioni» e valutando «eventuali interventi che possano migliorare il testo al fine di valutare se e come definire in misura più precisa le ipotesi di reato e i tetti massimi di pena». «Le sinistre - dice Gasparri stanno diffondendo bugie, parlando di inesistenti compressioni al sacrosanto diritto di esprimere idee e di manifestare. Abbiano il coraggio di difendere pubblicamente occupazione e distruzione di beni e lo spaccio di droga incontrollato. Noi abbiamo una idea diversa e vogliamo tutelare legalità e sicurezza».

Dai blog