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Moratti, la dritta di Renzi a Letta: "Se fossi nel Pd la chiamerei di corsa"

Christian Campigli
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Eravamo stati facili profeti. Perché prevedere degli echi nazionali dopo le dimissioni dalla Regione Lombardia di Letizia Moratti non era davvero così complicato. Primo, per l'importanza, economica e politica, del territorio. Che da oltre vent'anni viene governato dalla Lega. Secondo, per quel cognome così roboante, che a Milano e dintorni significa soldi, potere e prestigio. Infine, perché, in un periodo come quello che stiamo vivendo, nel quale la politica è tanto fluida da apparire liquida, la fuoriuscita di un big di quelle proporzioni non può che significare, automaticamente, la sua entrata in un altro partito.

Stamani la conferma dell'esattezza di quella valutazione. “Il Terzo Polo sulla Moratti deciderà come federazione, dopo di che la cosa della Moratti è politicamente interessante e se fossi segretario del Pd chiamerei di corsa la Moratti e le direi andiamo insieme, se il Pd avesse voglia di vincere le elezioni, ma il Pd di Letta non ha voglia di vincere”. Musica e parole di Matteo Renzi, intervenuto meno di un'ora fa alla trasmissione televisiva su La7, L'aria che tira. Frasi sibilline, che sottintendono tre messaggi criptici.

Il primo è rivolto al suo compagno d'avventura Carlo Calenda, ancora non convinto della bontà “dell'acquisto”. Perché, se da un lato il nativo di Rignano ha ben chiaro come l'entrata della Moratti significherebbe per il Terzo Polo trasformarsi nel movimento decisivo per vincere le elezioni comunali a Milano, dall'altra parte della barricata l'ex ministro dello Sviluppo Economico nicchia. Renzi tira in ballo il Partito Democratico sia perché tirare una frecciatina al giorno al suo “amico-nemico” Enrico Letta è il suo sport preferito, ma anche per ricordare a Calenda che non c'è più tempo da perdere. Una partita, quella relativa alla collocazione di Letizia Moratti, che potrebbe riaprire scenari inattesi anche nella regione simbolo del potere leghista.

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