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Il piano Mattei di Giorgia Meloni per l'Africa. Ecco perché aiuterà a contenere i flussi migratori

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Cosa è il piano Mattei per l'Africa proposto da Giorgia Meloni e perché contribuirà Mattei a contenere i flussi migratori. Innanzitutto bisogna partire dalle parole usate dal premier nel suo discorso con cui ha chiesto la fiducia alla Camere. "Bisogna rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i giovani, ad abbandonare la terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia, per cercare una vita migliore in Europa". Un'impresa non facile. Cii vuole appunto un piano di grande respiro che si poggi su una collaborazione dell'Italia al sostegno delle economie locali e che punti a rafforzare e consolidare i rapporti già in essere, a partire dall'energia. E' evidente che l'Eni, di cui Mattei è stato lo storico con fondatore, avrà un ruolo di primo piano.

 

 

 

 

Come ha ricordato la stesa Meloni, "Mattei seppe stringere accordi di reciproca convenienza con nazioni di tutto il Mondo". La cosidetta ’formula Matteì richiamata dal premier infatti puntò sulla collaborazione con i paesi africani e del Nord Africa rompendo un modello di sfruttamento delle 7 sorelle ereditato dal colonialismo. 
Mattei, infatti, puntò a sviluppare le risorse dell’Africa permettendo al continente di sfruttare il suo potenziale di crescita. Ed è proprio quel disegno che Meloni sembra voler riproporre nei nuovi rapporti tra Italia e Africa ricordando Mattei scomparso il 27 ottobre 1962. "Ecco- ha aggiunto Meloni - credo che l’Italia debba farsi promotrice di un ’piano Matteì per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo". Ma cosa prevedeva la ’formula Matteì per l’Africa? "Penso - spiegò Mattei all’epoca - che noi dobbiamo andare verso un rapporto diverso nel mercato petrolifero. L’Eni ha iniziato una nuova formula che è quella pagare i diritti che pagano gli altri e in più interessare il paese al 50% nella produzione, nello sviluppo delle proprie risorse. Naturalmente Eni partecipa sia per quello che c’è di buono che per quello che c’è di cattivo. È il primo passo verso quei rapporti diretti che dovranno per forza intervenire: dovrà esserci un rapporto diretto tra paese produttore e paese consumatore".

 

 

 

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