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Giustizia, il ministro Nordio anticipa il programma di governo: proseguiremo con le riforme

Luca De Lellis
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Continuità è la parola d’ordine. A margine dell’incontro tenuto con Marta Cartabia, il neoministro della Giustizia Carlo Nordio, voluto fortemente da Giorgia Meloni, ha anticipato il programma di governo che verrà attuato in ambito giudiziario. “La direzione che aveva assunto nelle riforme era secondo me quella giusta”, ha dichiarato il magistrato complimentandosi con la giurista. Poi ha proseguito, esplicitando nel dettaglio le sue posizioni. Non prima di ricordare che “naturalmente, le maggioranze politiche e i programmi governativi cambiano”. Dunque “l’esecutivo cercherà di portare avanti in modo ancora più avanzato queste riforme”.

La “palla” passa ai temi concreti. Quindi, innanzitutto, le sanzioni penali: “La pena, come ho già detto varie volte nei miei scritti, non coincide necessariamente con il carcere”. Infatti, secondo Nordio, “l’esecuzione della pena deve essere certa, proporzionata e soprattutto equa, perché il primo giudice del giudice è l’imputato o il condannato”. Con una precisazione fondamentale: “Questo non significa essere buonisti ma applicare la Costituzione”. La nuova impronta – afferma Nordio – si può evidenziare nel fatto che “cercheremo di farlo attraverso la riorganizzazione del sistema carcerario, che a me sta molto a cuore”.  

 

 

 

La mission che non bisogna mai perdere d’occhio? “La priorità assoluta è avere una giustizia efficiente, in modo che abbia impatto favorevole sull’economia. In questo momento, è la sofferenza maggiore in cui versa il Paese”. Tutto sulla base di due concetti cardine. Il primo “è la presunzione d’innocenza”. Il secondo “la certezza dell’esecuzione della pena”. Intanto è in programma la prima visita alle carceri, per approcciare subito con il suo nuovo lavoro.

Insomma, l’investitura dell’attuale premier Meloni è stata pesante. Sia perché in controtendenza con le intenzioni di Silvio Berlusconi di piazzare l’ex Presidente del Senato Casellati in capo al ministero, sia perché lui stesso ad aprile sosteneva che “per essere un buon ministro della Giustizia fosse necessaria esperienza politica” e, proprio per tale ragione, temeva di “non essere adatto” al ruolo. Forse si sarà ricreduto nel frattempo. Anche perché ormai alla guida c’è lui, e sbagliare non è un’opzione. 

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