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Centrodestra al Quirinale, Giorgia Meloni: siamo pronti a governare

Daniele Di Mario
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Palazzo del Quirinale, appuntamento fissato alle 10.30. La delegazione del centrodestra salirà unita questa mattina al Colle per le consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ci sarà anche Silvio Berlusconi, che ha confermato la propria presenza insieme con gli altri leader della coalizione: Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Maurizio Lupi. «Insieme con tutta la coalizione di centrodestra, saliremo al Quirinale per le consultazioni con il Presidente della Repubblica Mattarella. Siamo pronti a dare all'Italia un governo che affronti con consapevolezza e competenza le urgenze e le sfide del tempo», scrive in serata su Facebook Meloni. Rientra così, almeno per ora, l'ennesimo caso interno al centrodestra provocato dal leader di Forza Italia che, negli ultimi giorni, ha provocato più di un grattacapo al presidente del Consiglio incaricato in pectore. Prima il mancato voto degli azzurri sull'elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato, poi gli appunti del Cav che criticavano aspramente Meloni. Infine il vertice chiarificatore di via della Scrofa seguito dalle esternazioni di Berlusconi su ministri, governo, Russia, Ucraina, Zelensky e Putin. La tensione tra Fratelli d'Italia e Forza Italia è alle stelle.

 

 

Nonostante le rassicurazioni del leader di Forza Italia sulla collocazione euroatlantica del partito («la posizione mia personale e di tutta Forza Italia, che è di piena e totale adesione ai valori europeisti e atlantisti»), i rapporti nel centrodestra non sembrano essersi ancora rasserenati. Le ultime parole di Berlusconi lasciano intendere che i problemi restano. «Il centrodestra è fatto di tre forze politiche, ognuna delle quali è numericamente e politicamente essenziale alla vita del futuro governo», scrive il Cav sui propri profili social. «È naturale - aggiunge il Cav postando una foto con Salvini e Meloni - che fra forze politiche alleate, leali, ma diverse fra loro, ci siano normali discussioni. Le divisioni vere le abbiamo viste e continuiamo a vederle in questi giorni fra i nostri avversari della sinistra». Un messaggio chiaro a Giorgia Meloni: senza Forza Italia non c'è maggioranza e quindi non c'è governo. Berlusconi vuole che il proprio partito venga trattato come la Lega e abbia la stessa dignità e rappresentanza nel governo. In particolare, Berlusconi non molla sulla Giustizia, dove vorrebbe un esponente di Forza Italia (si fa sempre il nome dell'ex presidente del Senato Elisabetta Casellati) al posto di Carlo Nordio, il profilo su cui punta invece Meloni. Il braccio di ferro con Meloni sui nomi dei ministri e sulle deleghe da assegnare a FI insomma non è ancora finito ed è facile immaginare come la serata di ieri sia trascorsa in febbrili trattative tra gli sherpa per ricomporre la frattura. Inevitabilmente i pontieri lavoreranno anche questa mattina prima che la delegazione salva al Colle. Il presidente di Forza Italia sarà accompagnato, come è prassi, dai capigruppo di Senato e Camera Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo. Con loro ci sarà anche Antonio Tajani, di ritorno dal vertice Ppe di Bruxelles. La delegazione del centrodestra sarà composta complessivamente da dodici persone. Oltre ai quattro di FI, per FdI ci saranno Giorgia Meloni e i presidenti dei gruppi parlamentari al Senato e alla Camera, Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida. Per la Lega, il segretario Matteo Salvini verrà accompagnato dai capigruppo alla Camera e al Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Per Noi Moderati ci saranno il capo politico Maurizio Lupi e il capogruppo al Senato Antonio De Poli.

 

 

Alle consultazioni - spiega Lupi - parlerà solo Giorgia Meloni, «altrimenti non servirebbe andare al Quirinale come unica delegazione della coalizione. Berlusconi, da fondatore del centrodestra, deve prendere atto che ora la leader del centrodestra è Giorgia Meloni», aggiunge il capo politico di Noi Moderati. Ma anche sul fatto che sia solo il presidente di Fratelli d'Italia a parlare a nome di tutto il centrodestra, il leader di Forza Italia non sembra essere particolarmente convinto, nonostante i pontieri stiano cercando di convincerlo. Quanto al governo, non c'è solo il nodo Giustizia ancora da sciogliere. Anche il ministero degli Esteri è tornato in ballo. Il presidente del Ppe Manfred Weber ha pubblicamente preso posizione a difesa di Antonio Tajani, ma le opposizioni premono perché non sia un esponente di Forza Italia ad andare alla Farnesina, dopo le sconvenienti dichiarazioni di Berlusconi sull'Ucraina. «Se la sintesi tra Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica porterà all'indicazione di Antonio Tajani come ministro degli Esteri, credo che nessuno possa dubitare della storia di Forza Italia e di Tajani su atlantismo ed europeismo. Nessuno può dubitare di questa collocazione», taglia però corto Maurizio Lupi.

 

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