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Casellati e Tajani? Di Battista dà lezioni di governo a Meloni: "Così perde la faccia"

Christian Campigli
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Una notte infinita. Costellata di mille e più telefonate, incontri segretissimi e una tagliente preoccupazione: nessuno, ad oggi, può essere certo che il governo di centrodestra sia in grado di nascere. Uno scenario da incubo, che rischia di dar ragione a tanti gufi di sinistra. Pronti ad intonare, con voce gracchiante, il loro mantra: “Io lo avevo detto che questi non sarebbero durati, ora torni immediatamente Mario Draghi”. Silvio Berlusconi va dritto per la propria strada, disposto a tutto pur di giocarsi la sua ultima partita. Nonostante l'intervento dei figli Marina e PierSilvio, l'ex presidente del Milan continua ad ascoltare esclusivamente i falchi e non le più concilianti colombe. Ad un certo punto del pomeriggio, la quadra sembrava essere stata trovata. Con fatica e difficoltà, ma la lista era stata ultimata. Ma la rappresentanza degli Azzurri presenti nel prossimo esecutivo non convinceva il Cerchio Magico, che in un amen ha rimesso tutto in discussione. E così, chi era certo di essere Ministro alle 17 si è, come per sortilegio, ritrovato senza un incarico.

“Se Meloni cedesse su Casellati alla Giustizia perderebbe la faccia. Mi auguro e credo che non lo farà – afferma Alessandro Di Battista, intervenuto ieri sera alla trasmissione televisiva DiMartedì - Credo che i rapporti tra Ronzulli e Tajani siano pessimi, che Tajani sia sempre più debole. gli stanno sfilando il partito mentre Berlusconi è sul viale del tramonto”.

Il Che Guevara di Roma Nord ha parzialmente torto su un punto e ragioni da vendere sull'altro. La questione Casellati - Ministro della Giustizia è solo lo specchietto per le allodole di una partita ben più ampia. Berlusconi, molto semplicemente, non accetta che a dare le carte sia Giorgia Meloni, forte del suo ventisei per cento. L'ex esponente grillino ha invece centrato il focus quando sottintende che Forza Italia è ad un passo dalla scissione. Sono tanti e troppi gli esponenti azzurri di spicco relegati in un angolo per accettare l'ennesima uscita di un leader stanco. 

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