Governo, Meloni vede il traguardo del giuramento. Ma Berlusconi non molla sulla Giustizia
La partita dei ministri sembrava chiusa, archiviata dopo l’incontro nella sede di Fratelli d’Italia tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. All’indomani del faccia a faccia in via della Scrofa invece tutto sembra tornare in alto mare. A rimettere in discussione il patto di governo siglato tra i due leader è proprio il Cav che si prende la scena tra Senato e Camera – dove arriva per l’elezione dei nuovi capigruppo azzurri – parlando del suo rapporto con Vladimir Putin e rilanciando in favore di telecamere la lista di ministri in quota Forza Italia: “Antonio Tajani andrà agli Esteri, e sarà anche vicepresidente del Consiglio dei ministri. Poi Elisabetta Casellati alla Giustizia, Gloria Saccani Jotti all'Università, Anna Maria Bernini alla Pubblica amministrazione e Gilberto Pichetto Fratin all'Ambiente e alla Transizione ecologica”. Cinque dicasteri, numero concordato il giorno prima con la premier in pectore. Ma caselle e nomi non tornano. In particolare, a generare il cortocircuito è il riferimento al ministero di Via Arenula. Per il Guardasigilli infatti Fratelli d'Italia ha un solo nome, quello dell’ex magistrato Carlo Nordio. Lo fa capire senza troppi giri di parole anche il nuovo presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Giorgia ha insistito molto perché Nordio si candidasse con FdI, non certo per fare il semplice parlamentare – sottolinea – ma solo perché potesse ricoprire il ruolo di ministro della Giustizia. E credo che questa sia l'intenzione della Meloni”. Nessun accordo perciò su Casellati (ieri accostata alle Riforme), come invece annuncia Berlusconi. A farsi d’improvviso delicata, alla luce delle parole di Berlusconi su Putin (“ho riallacciato i rapporti, un po' tanto”), c’è poi proprio la posizione di Tajani, indicato come successore di Di Maio alla Farnesina.
Berlusconi-Meloni, che succede? “C'è la smentita su Casellati”
E un altro tassello del puzzle a saltare quando il quadro sembrava aver preso forma è quello che riguarda l’Università: per Berlusconi a succedere a Maria Cristina Messa dovrà essere la deputata emiliana Gloria Saccani Jotti, laureata in medicina e chirurgia, specializzazione in anatomia patologica e professore ordinario di patologia clinica. Nome però, secondo quanto rivelano fonti di Fdi, non concordato con la premier in pectore nel corso dell’incontro di ieri. Incontro che Berlusconi racconta nel corso della riunione di FI alla Camera per l'elezione del nuovo capogruppo: “Ieri con la signora abbiamo parlato anche di ministri, che erano quattro e sono saliti a cinque. Ma io ho insistito perché la Lega ha già avuto qualcosa più di noi perché la signora Meloni si è tenuta la presidenza del Senato, e io le ho detto che deve imparare da capo di un governo almeno ad usare il condizionale. Quando parli dei tuoi alleati dovresti dire 'il Senato mi piacerebbe tenerlo per FdI' e non 'il Senato è mio', perché così non si fa. Io ho fatto quattro volte il presidente del Consiglio, e il presidente del Consiglio deve essere aperto e generoso nei confronti degli alleati se vuol tenere unita la coalizione. La presidenza della Camera l'ha data alla Lega e, da che mondo è mondo, in Italia la presidenza del Senato vale due ministeri per chi non ce l'ha, vale un ministero la presidenza della Camera. Quindi noi gli abbiamo chiesto tre ministeri, mi ha riso in faccia, ne ho chiesti due, ha riso ancora, ne ho chiesto uno, ha detto ok”.
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Insomma proprio in prossimità delle consultazioni al Quirinale, il cui via è atteso per giovedì, quando finalmente apparivano superate le frizioni con Berlusconi per lo strappo del Senato, ecco materializzarsi per Meloni un nuovo ostacolo da superare sulla via che porta alla nascita del governo di centrodestra a trazione FdI. La leader dei conservatori, viene raccontato da chi la incrocia nel corso della giornata trascorsa negli uffici del gruppo a Montecitorio, è furiosa per l’ennesimo fuori programma. Le uniche parole ai cronisti restano quelle rilasciate in tarda mattinata al suo arrivo alla Camera. “Il lavoro è ad un ottimo punto” assicurava, prima di ritrovarsi a dover fare i conti con una giornata che vira d’improvviso negativamente e la costringe a un supplemento di riflessione. Non a caso poco prima dell’ora di cena Meloni lascia Montecitorio senza farsi vedere, dribblando giornalisti e televisioni con una manovra diversiva, facendo arrivare la macchina all’ingresso del garage ma lasciando il palazzo da un’altra uscita. Alle tante, inattese, dichiarazioni di Berlusconi risponde col silenzio, per ora. L'obiettivo d'altronde resta uno: chiudere il prima possibile e arrivare al più presto al giuramento che potrebbe tenersi già sabato.
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