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Governo Meloni e ministri, dopo il no di Panetta per l'Economia rispunta Giorgetti

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È ancora “saliscendi” nel complicato puzzle delle tessere per il nuovo governo. A partire dalla “casella” più difficile, e anche tra le più importanti, quella del ministero dell’Economia. Qui, secondo un retroscena di Antonio Bravetti su La Stampa, Giorgia Meloni considera “non del tutto chiusa” la partita su Fabio Panetta, board Bce. Tuttavia, al di là di questo, c’è una rosa di tecnici su cui ragionare: “Domenico Siniscalco, Dario Scannapieco (che difficilmente lascerà Cassa Depositi e Prestiti), Ignazio Visco”. Per quanto, secondo l’articolo, “Meloni, durante il vertice di Arcore, avrebbe aperto alla possibilità di mandare Giancarlo Giorgetti a via XX Settembre, un’ipotesi che resta sul tavolo nonostante appaia complicata”.

Altro nodo da sciogliere, poi, è quello sulla giustizia, dove apparirebbero difficili le possibilità per la presidente del Senato uscente Elisabetta Alberti Casellati, mentre “più spendibile, se il ministero dovesse andare al partito di Berlusconi, il nome di Francesco Paolo Sisto”, inoltre, “in risalita le quototazioni di Carlo Nordio”. Per gli Esteri, invece, “Antonio Tajani è dato praticamente per certo”. Altro tema è quello del Viminale. Su cui, al momento, prevarrebbe il profilo di un tecnico. Salvini, però, “insiste per rivendicare il dicastero per il suo partito. Nicola Molteni, sottosegretario all’interno, potrebbe fare il grande Salto”. A quel punto Salvini potrebbe andare o alle Infrastrutture o all’Agricoltura.

Altra casella complicata è quella della Sanità, dove “restano a galla le candidature di Andrea Mandelli”, deputato uscente di Forza Italia, “e Guido Bertolaso”. Sul tavolo della trattativa generale, poi, rimane aperta la questione del ruolo per Licia Ronzulli, vice coordinatrice di Forza Italia e per la quale Berlusconi insiste affinché le sia affidato un incarico di prima fascia nel futuro governo. 

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