Salvini vede già la riscossa: "Torneremo al 30%. E Letta può stare sereno"
Un confronto aspro. Un risultato elettorale tutt'altro che entusiasmante, che ha aperto crepe rimaste nascoste per anni. La leadership di Matteo Salvini non è mai stata così tanto in discussione. A contendere la segreteria al Capitano, la vecchia guardia lumbard, quella che non hai mai digerito l'evoluzione, il passaggio da Lega Nord a Lega Nazionale. Ieri sera, l'ex Ministro degli Interni, ospite a Saronno per una iniziativa del partito, ha incontrato dirigenti, amministratori locali e militanti. Se da un lato il risultato non è stato ben digerito da nessuno, in pochi hanno avuto il coraggio e l'ardore di mettere in discussione il leader maximo del Carroccio. Almeno apertamente. Salvini, da canto suo, non ha alcuna intenzione di fare passi indietro, di lato o chissà dove. “Troppo comodo - avrebbe detto il segretario, secondo la ricostruzione dell'agenzia di stampa AdnKronos - fare come fanno altri, c'è chi lascia la segreteria dopo la sconfitta elettorale. Io me ne andrò solamente quando riporterò la Lega al 30%". Ad ascoltarlo anche Attilio Fontana e Giancarlo Giorgetti. Tra i vari temi trattati durante la riunione, non è potuto mancare il confronto sull'appoggio dato al governo Draghi. Una scelta che, a microfoni spenti, molti leghisti hanno bollato come “un mezzo suicidio, il vero motivo del crollo alle urne”.
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Salvini, dal canto suo, ha voluto rassicurare i propri sostenitori sulla composizione del prossimo esecutivo targato Giorgia Meloni. “Per quanto mi riguarda chiederò per la Lega alcuni ministeri come quello per la famiglia e la natalità, perché bisogna tornare a mettere al mondo figli, senza tanti problemi”. Infine ha risposto, questa mattina, ad Enrico Letta. Sulla propria pagina Facebook, l'esponente dem pisano aveva avanzato una nefasta previsione. “Il governo cadrà presto e chiederemo elezioni anticipate”. Il Capitano ha replicato piccato. “Enrico stai sereno, gli Italiani hanno scelto e per cinque anni il centrodestra guiderà questo splendido Paese. Si chiama Democrazia”.
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