Governo, Meloni vuole i "migliori". Salvini verso le Infrastrutture
Pronti a dare il massimo per risolvere i problemi degli italiani. E per farlo servono un governo forte formato dai migliori. Giorgia Meloni riunisce l'Esecutivo nazionale di Fratelli d'Italia. All'ordine del giorno a via della Scrofa c'è la discussione sugli «scenari e determinazioni alla luce del risultato delle ultime elezioni politiche», ma è naturale che il discorso finisca con il cadere sulla formazione del prossimo governo.
«Siamo pronti a metterci la faccia. A dare il massimo per risolvere i problemi degli italiani in questa fase molto complessa e delicata», scrive sui social il presidente FdI, dopo aver ricevuto «pieno mandato» in vista della formazione del nuovo esecutivo. Niente nomi, naturalmente. Quelli Meloni li farà solo a Mattarella. La riunione, durata circa tre ore, riguarda un ragionamento sulle priorità della Nazione e sulla realizzazione del programma che i cittadini hanno votato, la soluzione dei problemi del Paese e la strategia da intraprendere.
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La linea tracciata da leader dei conservatori è chiara: un governo forte e coeso, con un programma chiaro, un mandato popolare e un presidente politico. Si parte dalla competenza, il ricorso ai tecnici non sarà certamente un limite, sottolinea Meloni. «In questo governo io ci metto la faccia», rivendica. Per affrontare le emergenze del Paese- sottolinea il presidente FdI - serve il miglior governo possibile. «Si sta portando avanti una transizione ordinata, sono soddisfatta di come Fratelli d'Italia si sta comportando». Un discorso «motivazionale racconta chi era presente - quello svolto da Meloni ai dirigenti del partito, ai quali rimarca il «peso enorme» che grava sulle sue spalle e su quelle del partito perché saranno settimane e mesi difficili, occorrerà affrontare sfide delicate.
"Peso enorme". Meloni riunisce i big: su governo e tecnici niente veti
Quanto ai ministri, i nomi si fanno prima al presidente della Repubblica, è una questione di correttezza istituzionale- premette Meloni. I rapporti con gli alleati - spiega - «sono molto buoni, stiamo portando avanti una interlocuzione positiva. Rispetterò gli equilibri ma servono nomi di alto profilo, non è una questione di tecnici o di politici. A capo dei dicasteri servono le giuste competenze». Mai come in questo momento «serve responsabilità, occorre mantenere i nervi saldi. La sfida decisiva arriva adesso». Il leader dei conservatori italiani rivendica il percorso fatto dal partito ma il momento più importante arriva ora. «Siamo partiti dall'1.98% per arrivare a essere oggi il primo partito italiano con il 26%. Raccogliamo il frutto del duro lavoro». Meloni indica anche la priorità del caro-energia e sottolinea la necessità di mantenere una linea internazionale ben salda nella cornice atlantista. Il presidente FdI spiega di non essere mai stata «draghiana» e di non esserlo certo diventata ora. Niente inciuci quindi. Meloni è comunque contenta dell'interlocuzione con il governo in questo periodo di transizione. Quanto alla politica estera, viene ribadita la necessità che l'Italia resti nella cornice europea portando avanti gli interessi nazionali.
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SALVINI VERSO IL MIT
Per quanto riguarda gli alleati, Matteo Salvini passa mattina e pomeriggio impegnato in incontri e colloqui con esponenti dell'industria, del commercio e dell'agricoltura, «pronto a un incarico di governo», si spiega da fonti leghiste.
Al centro dei confronti soprattutto il caro bollette che resta una priorità per la Lega. «Se non interverrà il governo in carica, dovrà essere la prima preoccupazione dell'esecutivo di centrodestra che verrà». Salvini dovrebbe ricoprire il ruolo di vicepremier ed esser ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Gianmarco Centinaio all'Agricoltura, con un tecnico (probabilmente il prefetto Matteo Piantedosi) all'Interno. Alla Giustizia ballottaggio tra Carlo Nordio (in quota FdI) e Giulia Bongiorno (Lega). Per gli Esteri, oltre ad Antonio Tajani (il vicepresidente di FI dovrebbe essere l'altro vicepremier) ed Elisabetta Belloni si fa avanti l'ipotesi di Giampiero Massolo. Per la Difesa salgono ancora le quotazioni di Adolfo Urso (FdI), alla presidenza del Copasir - che spetta all'opposizione - dovrebbe andare invece l'attuale ministro Pd Lorenzo Guerini. I due insomma potrebbero finire con lo scambiarsi le poltrone.
Incontro ad Arcore tra due fuoriclasse senza età. «Un ragazzo di Tik Tok, curioso, mi ha telefonato perché ha visto Ibra entrare da me e mi ha domandato "ma cosa fa Ibra da te?". E io gli ho detto «voglio insegnare a Ibra come si fa a gestire un'azienda». Così Silvio Berlusconi, in uno scherzoso video che lo vede insieme all'attaccante svedese del Milan, postato su TikTok e Instagram. «E tu Ibra?», domanda il patron del Monza. «Io devo insegnare a Berlusconi come si fa a giocare a pallone», la risposta dello svedese. «Evviva», commenta Berlusconi. Ibrahimovic aveva giocato per la prima volta nel Milan tra il 2010 e il 2012, quando la società era ancora di proprietà del Cavaliere. Evidentemente, i rapporti tra il fuoriclasse e l'ex premier sono rimasti ottimi nel corso degli anni, come testimonia il siparietto sui social.
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Come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio circola insistentemente il nome di Giovanbattista Fazzolari (FdI), uno degli esponenti FdI più vicini a Giorgia Meloni. Un posto al governo dovrebbe esserci anche per Gianfranco Rotondi (favorito su capo politico di Noi Moderati Maurizio Lupi per i Rapporti per il Parlamento) e Raffaele Fitto (FdI, Affari Comunitari). Quanto all'Economia, una delle caselle più delicate, Fabio Panetta avrebbe ribadito la propria indisponibilità, non solo perché punterebbe a Bankitalia nel 2023, ma anche per le insidie che nasconderebbe la sua sostituzione nel board della Bce. Per via XX Settembre scaldano i motori Domenico Siniscalco - che ha già ricoperto quel ruolo nel governo Berlusconi - e l'Ad di Cdp Dario Scannapieco, mentre nei giorni scorsi era anche circolata l'ipotesi dell'attuale governatore di Palazzo Koch Ignazio Visco. Rumors che però non ha finora trovato conferme. Per la presidenza dei due rami del Parlamento si va verso un'intesa Lega-FdI, con Giancarlo Giorgetti alla Camera e Ignazio La Russa al Senato.