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Rosatellum, parla Rosato: “Legge elettorale da cambiare. Errori? Colpa del Viminale”

Gaetano Mineo
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A quasi una settimana dal voto, ancora il Viminale non riesce a capire chi è stato eletto col Rosatellum. Per il «padre» della legge elettorale, il rieletto deputato Ettore Rosato (Iv), il problema nasce da un errore del ministero dell'Interno. Il renziano difende l'attuale legge elettorale: l'esito di queste Politiche ha spazzato via il fattore «ingovernabilità».

Onorevole Rosato, parlamentari eletti sì, no. Cos'è successo?
«È stato utilizzato un criterio di attribuzione dei seggi che non era quello utilizzato nel 2018. Quindi è stato commesso un errore rilevato dalla Cassazione e di conseguenza il ministero dell'Intero ha rettificato».

Dunque, errore del Viminale. Ma, in pratica?
«In fase di attribuzione dei seggi, ovvero nel vedere quali candidati venivano eletti, hanno omesso di considerare i voti dei partiti sotto soglia del 3% e sopra soglia dell'1%. Quindi, non parliamo della definizione del numero dei seggi, ma soltanto nell'individuazione dei nomi degli eletti».

 



Al netto degli errori del Viminale, pensa che sia arrivato il momento di cambiare questa legge elettorale?
«Sicuramente sì, va abrogata e sostituita dalle legge per l'elezione dei sindaci. L'abbiamo perfino scritto nel programma elettorale. Un errore certo è stato fatto, ovvero di aver respinto il nostro referendum del 2016 che avrebbe consentito l'applicazione della legge elettorale che si applica per eleggere i nuovi sindaci. Poi, se il parlamento voleva cambiare questa legge lo poteva fare in questi cinque anni di legislatura, invece, nulla è stato fatto. Voglio aggiungere...».

Prego.
«Non credo che tutti i politici vogliano cambiare il Rosatellum. Una delle obiezioni che si facevano a questa norma era il non garantire la governabilità. Ebbene, oggi con il 43% uscito dalle urne, il centrodestra ha la governabilità del Paese. Di conseguenza, questa obiezione è superata».

Ma lei, personalmente, cosa pensa del Rosatellum?
«Penso che il sistema istituzionale del Paese vada cambiato: ci vuole l'elezione diretta del presidente del Consiglio e che la legge elettorale conseguente deve essere quella che applichiamo per scegliere i sindaci».

 

 

Il Terzo polo ha già teso una mano alla maggioranza per le riforme. È un segnale positivo peri rapporti tra maggioranza e opposizione?
«Non lo so, perché le opposizioni sono molto diverse. Posso dire che noi, Italia viva e Azione, siamo disponibili al dialogo sulle riforme istituzionali. E penso che ci sia la necessità di farlo».

Pensa che queste opposizioni, vostra compresa, possono ricompattarsi in centrosinistra unito?
«Noi non facciamo parte del centrosinistra. E non facciamo parte del centrodestra. Oggi c'è soltanto un centro, una destra e una sinistra che con legittime posizioni diverse si confrontano. Abbiamo avuto un consenso dai cittadini, ci consideriamo alternativi a questo governo ma sosterremo i provvedimenti assunti negli interessi degli italiani. Di certo non ci sentiamo di fare l'opposizione assieme alla sinistra e al M5S».

 

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