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Costituzione "intoccabile", ma è già cambiata 47 volte. Sinistra in trincea

Carlantonio Solimene
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Era solo questione di giorni. Dal voto ne sono passati appena quattro e il partito dei «difensori della Costituzione più bella del mondo» si è già messo in moto. A fare da innesco è stata l'intervista di Francesco Lollobrigida a La Repubblica, nella quale il meloniano ha provato a ipotizzare quali potrebbero essere gli interventi per adeguare la Carta repubblicana ai tempi attuali. Oltre al presidenzialismo, del quale si è discusso in campagna elettorale, l'esponente di FdI d'Italia ha citato anche la possibilità di inserire nella Costituzione il «sovranismo giuridico», quel principio secondo il quale il diritto comunitario dovrebbe essere subordinato a quello nazionale. Il tema è delicato. Perché è vero che l'Unione europea ha il suo fondamento nel dovere dei Paesi membri di adeguarsi alle leggi comunitarie. Ma nel 2020 a porre in dubbio la preminenza del diritto europeo fu la Corte costituzionale tedesca. Una sentenza a suo modo storica che, peraltro, ha causato l'apertura di una procedura d'infrazione della Ue ai danni della Germania. Il dibattito sul punto, insomma, non è una novità. Ma l'averlo riesumato è costato a Lollobrigida lo stigma di «stravolgitore della Carta». «Dobbiamo contrastare con forza il ritorno al nazionalismo professato da Lollobrigida» ha tuonato l'eurodeputata Pd Pina Picierno. Ci sono poi quelli che non discutono del punto in sé, ma ne fanno una questione di principio. «La Costituzione non va toccata» in ogni caso e peraltro, come sostiene la Sinistra di Fratoianni, «ora la priorità sono le bollette».

 

 

Un classico caso di «benaltrismo» al quale si potrebbe opporre una semplice domanda: se ci si può occupare solo di un problema alla volta, cosa farsene nel frattempo delle commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato? Il punto, però, è un altro. E cioè che la famosa Costituzione «immodificabile» non solo prevede al suo interno (articolo 138) le istruzioni per essere modificata. Ma è già stata sottoposta a decine di revisioni. Quarantasette, perla precisione, dal 1948 a oggi. Certo, spesso si è trattato di norme «tecniche» o legate alle Regioni a statuto speciale. Ma, in moltissimi altri casi, si è intervenuti su questioni sostanziali. Tutti ricordano la complicatissima riforma del Titolo V voluta dal centrosinistra nel 2001. Così come gli ugualmente corposi tentativi di Berlusconi nel 2005 e di Renzi nel 2016, poi bocciati nei referendum confermativi. Ma le riforme della Carta sono in realtà assai più frequenti di quanto si creda e spesso passano sottotraccia. Qualcuno si è accorto che nella legislatura appena conclusa è stata approvata una legge per modificare gli articoli 9 e 41 e inserire la tutela dell'ambiente nei principi fondamentali? E non solo: il Parlamento uscente ha anche tagliato il numero degli eletti ed equiparato l'elettorato passivo di Camera e Senato. Ora per entrambi i rami del Parlamento si vota dai 18 anni in su. Infine, se non fosse terminata anzitempo la legislatura, sarebbe andata in porto anche la riforma sui poteri di Roma Capitale. Quattro cambiamenti in quattro anni: non male, per una Costituzione «immodificabile». Non certo un trend recente.

 

 

Anche in passato la Carta è stata cambiata spesso e volentieri. Pescando a caso: nel 1963 si stabilì che il numero di deputati e senatori fosse fisso (prima variava a seconda della popolazione) e che il Senato durasse quanto la Camera (prima una legislatura a Palazzo Madama si prolungava per sei anni); nel 1967 si escluse il reato di genocidio da quelli per i quali non era ammessa l'estradizione; nel 1992 il potere di concedere l'amnistia e l'indulto divenne esclusivo del Parlamento (prima era coinvolto anche il Capo dello Stato); nel 1993 e nel 2003 si è limitata l'immunità parlamentare; nel 2000 si è dato il diritto di voto agli italiani all'estero; nel 2002 fu cancellato l'esilio dei Savoia; nel 2003 si è inserito il principio della «pari opportunità» tra uomini e donne; nel 2007 la pena di morte è stata esclusa anche dalle leggi militari di guerra; nel 2012 è stato introdotto il principio del pareggio di bilancio. E questo solo per citare i cambiamenti più noti. Magari si potrebbe discutere sugli adeguamenti da apportare, se siano giusti o meno. E riflettere su quelli già attuati, alcuni in verità controversi. Ma parlare di Costituzione immodificabile è un chiaro caso di falso storico.

 

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