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Governo, al lavoro sull'agenda Meloni: "Rilanceremo l'Italia"

Daniele Di Mario
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Telefonate, incontri con lo stato maggiore di Fratelli d'Italia e con il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, studio. Sorridente, vestita di rosso e col volto disteso, Giorgia Meloni torna alla Camera e in via della Scrofa dopo aver passato il lunedì successivo alla vittoria elettorale in casa ad analizzare i principali dossier, in particolare quelli economici. Il presidente di FdI resta per il secondo giorno i fila in silenzio e sceglie il basso profilo.

Non ha alcuna fretta, è concentrata e determinata a portare avanti i lavori preparatori nel caso (probabilissimo) in cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovesse affidarle l'incarico di formare il nuovo governo.

 

L'intenzione è rispettare il dettame costituzionale ma ovviamente c'è la consapevolezza che è il tema delle bollette ad essere in cima alle priorità. Meloni aveva già anticipato che si sarebbe presa del tempo e non solo per rifiatare in famiglia dopo una dura campagna elettorale.

L'intenzione è anche portare avanti il dialogo con palazzo Chigi e con il premier Draghi per i prossimi passaggi che il Paese attende. Ora però la fase è quella dello studio. Il «refrain» nel partito è che si affronteranno le emergenze del Paese portando avanti la linea illustrata dal partito prima all'opposizione e poi in campagna elettorale.

 

Ma nella Lega e in FI è partito già il pressing affinché ci sia un confronto sia sulla squadra che sull'agenda del governo. Il primo summit avviene nel pomeriggio con Tajani. Meloni in mattinata avvia un primo giro di incontri negli uffici del gruppo parlamentare di Montecitorio, poi nel pomeriggio convoca una riunione con i fedelissimi in via della Scrofa prima di ricevere il vicepresidente e coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani. «Ci sentiamo cento volte al giorno. Non c'è niente da dire, lavoriamo per l'Italia», taglia corto Tajani lasciando la sede nazionale di FdI dopo il vertice con Meloni. Si è trattato - riferiscono fonti di FI -di un «primo incontro con scambio di idee in vista di prossimi appuntamenti: l'elezione dei presidenti delle Camere e l'impostazione generale governo». Il coordinatore di FI - indicato da molti come possibile nuovo presidente della Camera - è descritto come «molto soddisfatto». Nessun nome per la futura squadra di governo, la discussione è sul metodo, con Tajani che consiglierebbe l'opportunità di nominare due vicepremier: uno della Lega (Salvini?) e l'altro di FI.

 

Intanto Meloni continua ad approfondire i dossier economici. I primi atti del nuovo governo dovranno sostenere gli italiani e affrontare le emergenze che stanno piegando il Paese.

La prima urgenza è il caro-bollette mitigandone il peso sui conti delle famiglie, con il centrodestra diviso su un nuovo scostamento di bilancio. Meloni e Berlusconi lo escludono, Salvini chiede a gran voce nuovo deficit per almeno 30 miliardi. Un altro dei primi passi da compiere è il taglio del cuneo fiscale.

C'è poi la Nadef, la nota di aggiornamento al Def. È probabile che il Consiglio dei ministri la approvi oggi, ma il documento preparato dal governo uscente è parziale: si limiterà soltanto ad aggiornare il quadro tendenziale, mentre il nuovo governo preparerà gli obiettivi e la legge di bilancio. Lo step successivo è il documento programmatico di bilancio, che va inviato in Ue entro il 15 ottobre, in cui vengono indicate le valutazioni macroeconomiche e le azioni prioritarie del governo, compresa la manovra di finanza pubblica. Con la prima seduta della Camera prevista per il 13 ottobre però, è impossibile che si delinei il quadro di politica economica: anche qui, ci silimiterà al tendenziale, così come probabilmente per la conseguente legge di bilancio. La manovra andrebbe inviata in Parlamento entro il 20 ottobre: troppo a ridosso della formazione del governo per poter essere completa. Si procederà dunque a una cornice con l'indicazione delle spese indifferibili per poi integrarla successivamente con uno o più decreti.

 

Del resto un po' di tempo c'è: il giudizio dell'Europa, la famosa letterina di Bruxelles, arriverà entro il 30 novembre, e l'esame della legge di bilancio deve concludersi in Parlamento entro il 31 dicembre. L'alternativa è l'esercizio provvisorio, con paletti e vincoli di spesa. Al lavoro sulla manovra ci sarebbe una squadra ad hoc, messa in campo «per non farsi trovare impreparati» già da quando sono state sciolte le camere. Quanto al Pnrr, entro fine anno l'Italia deve raggiungere altri 55 obiettivi, di cui più della metà, esattamente 29, dovranno essere centrati a fine ottobre. In palio c'è la terza tranche di fondi, circa 21 milioni di euro. 

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