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Elezioni politiche 2022, affluenza alle 12. Sul voto l'incognita astensionismo

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Elezioni politiche 2022, l'affluenza alle urne alle ore 12 per le elezioni politiche, quando i dati sono definitivi relativi cioè a 7.904 comuni su 7.904, si attesta al 19,21%, secondo i dati del Viminale. Alle precedenti elezioni politiche del 2018 alla stessa ora era al 19,43%, praticamente allineato col dato delle 12 di oggi. Ma sul risultato delle urne resta l'incognita astensionismo.

I seggi restano aperti in tutta Italia fino alle 23. Oltre 50 milioni gli italiani sono chiamati al voto: tra loro 2.682.094 neo maggiorenni che metteranno piede per la prima volta in un seggio elettorale. Sulla carta sono 50.869.304 gli elettori, di cui 4.741.790 all’estero; dei 46.127.514 elettori in Italia il 51,74% sono donne e il restante 48.26% uomini. Le operazioni di voto si concluderanno alle 23. In Sicilia gli elettori voteranno anche per il rinnovo dell’Assemblea Regionale.

È una giornata importante per il Paese ma sulle elezioni pesa l’incognita dell’astensionismo, dato a cui i leader politici guardano con estremo interesse. Si tratta di un "tesoretto" di voti che attualmente si aggira attorno al 30 per cento e al quale puntano i partiti per aumentare il loro peso elettorale e la loro rappresentanza in Parlamento. Elezione dopo elezione, la partecipazione elettorale degli italiani è diminuita progressivamente ma implacabilmente.

 

 

 

Le prime elezioni politiche del 1948 videro un’affluenza del 92 per cento degli aventi diritto. Fino al 1979 l’affluenza fu sempre superiore al 90 per cento, raggiungendo picchi del 93,39 per cento il 20 giugno 1976. Nel 1983 si è scesi per la prima volta sotto il 90 per cento: l’affluenza si fermò all’88 per cento. Nelle tre tornate elettorali che seguirono, la percentuale dei votanti oscillò tra l’85 e l’89 per cento per poi scendere all’83 per cento nel 1996 e all’81 per cento nel 2001. Nel 2006 si è registrata una leggera risalita con un’affluenza alle urne dell’83 per cento e un successivo calo all’81 per cento nel 2008. Le ultime due elezioni politiche sono state quelle con la minore affluenza mai registrata: nel 2013 ha votato il 75 per cento degli elettori e nel 2018 il 73 per cento. E quest’anno, in base agli ultimi sondaggi pubblicati, è possibile che si assista a un ulteriore calo.

Non tutte le regioni, tuttavia, fanno registrare gli stessi numeri riguardanti l’astensionismo. Storicamente, il Nord Italia vota più del Mezzogiorno, mentre la "classifica" della partecipazione al voto vede in testa l’Emilia Romagna. Nel 2018 l’affluenza nel Nord-Est è stata pari al 78 per cento, nel Centro e nel Nord-Ovest al 76 per cento, mentre al Sud al 67 per cento. Il Mezzogiorno ha sempre avuto un’affluenza minore rispetto alla media nazionale, superata da quella registrata nelle altre tre macroaree del Paese. Un divario cresciuto nel tempo: nel 1948 l’affluenza dal Mezzogiorno è stata pari al 98 per cento di quella nazionale, mentre nel 2018 è stata pari al 92 per cento. L’affluenza del Nord-Est è invece stata sempre maggiore a quella nazionale, arrivando a essere pari al 109 e al 107 per cento di quella nazionale nel 2013 e 2018. Allo stesso tempo, va considerato che tra il 2013 e il 2018 l’affluenza è rimasta uguale nel Sud (67 per cento) nonostante sia scesa nel Centro (da 78 a 75 per cento), nel Nord-Est (da 81 a 78 per cento) e nel Nord-Ovest (da 89 a 76 per cento). Guardando a tutte le elezioni tenutesi in Italia, l’Emilia-Romagna è la regione che in media registra la maggiore affluenza mentre la Calabria è la regione con quella minore. Poco sotto l’Emilia-Romagna ci sono Lombardia, Toscana e Veneto, mentre poco sopra la Calabria ci sono Molise, Sicilia e Campania. La regione che registra l’affluenza più simile alla media nazionale è invece la Liguria.

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