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Giulia Bongiorno: la riforma Cartabia non è servita

Pierpaolo La Rosa
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Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e responsabile Giustizia del partito, candidata alle elezioni Politiche di dopodomani. Quali sono le priorità della Lega, in materia di giustizia, per la prossima legislatura?
«Occorre agire su tre piani distinti: garantire il pieno funzionamento dei tribunali con nuove assunzioni di magistrati, cancellieri e personale informatico; intervenire sul codice di procedura penale per assicurare celerità nella celebrazione dei processi senza scalfire il diritto di difesa; riformare completamente il Csm».
Perché non vi piacciono le riforme della giustizia varate da Marta Cartabia?
«Sono insufficienti: possono essere un punto di partenza, non di arrivo».
Per quali motivi, secondo lei, il Consiglio superiore della magistratura deve essere demolito e completamente ricostruito?
«Sono stati confermati tutti i miei dubbi sulla scarsa incisività della riforma Cartabia. Alle recenti elezioni hanno vinto ancora una volta gli esponenti delle principali correnti. Naturalmente saranno magistrati validi, ma il dato di fatto è che non è cambiato nulla. Il Csm è un organo importantissimo, ma l’esasperato correntismo ha prodotto distorsioni che possono incidere anche sulla terzietà e imparzialità del giudice. È proprio il profondo rispetto per i magistrati ad imporre una riforma che renda il Csm all’altezza dei suoi compiti. Sono gli stessi magistrati autonomi che chiedono tutela dal potere delle correnti. Soltanto introducendo il meccanismo del sorteggio temperato per l’elezione dei membri del Csm, sarà possibile recidere il cordone ombelicale con le correnti».
Siete sempre, come Lega, a favore della separazione delle carriere dei magistrati?
«Assolutamente sì. Siamo favorevoli alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, mantenendo l’assoluta indipendenza di tutti i magistrati dal potere esecutivo».
Lei è sempre stata particolarmente sensibile sul tema del femminicidio. Come contrastare con misure più incisive, nel prossimo Parlamento, un fenomeno che non accenna purtroppo a placarsi, come testimoniano le cronache anche degli ultimi giorni?
«Nel 2009, come presidente della commissione Giustizia della Camera, mi sono battuta per la legge sullo stalking che sta dando ottimi risultati. Nell’ultima legislatura, per il "Codice Rosso", un pacchetto di norme contro la violenza di genere: un ottimo provvedimento che purtroppo non sempre viene applicato. Bisogna lavorare per assicurarne la piena applicazione, garantendo tutela immediata alle donne».
Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha parlato di lei come di un “ottimo ministro della Giustizia”, aggiungendo che lei “ribalterebbe la giustizia”. Sembra una vera e propria investitura...
«Il mio obiettivo è tornare in Parlamento. Si può fare molto anche da parlamentare: nel 2009, quando ho spinto per l’introduzione del reato di stalking, non ero ministro della Giustizia, e nemmeno quando ho promosso il "Codice Rosso". È importante che ci sia un’affermazione del centrodestra con una Lega forte. Non dimentichiamo che la Lega in tutti i territori in cui ha amministrato ha sempre dato prova di buon governo».
 

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