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Ira di Salvini e Meloni su Damilano: "Attacchi e insulti al centrodestra"

Daniele Di Mario
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Il caso-Damilano irrompe in campagna elettorale. L'ex direttore de l'Espresso ospita lunedì sera nel corso della sua trasmissione («Il cavallo e la torre» su Rai3) un'intervista al filosofo Bernard Henri Levy che non risparmia critiche e attacchi al centrodestra, scatenando la reazione di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, con la Lega che rilancia l'appello agli alleati per abolire il canone Rai «perché è sempre più evidente il posizionamento a sinistra di troppe trasmissioni».

 

«Il servizio pubblico ospita uno scrittore francese, che già difese il terrorista comunista Cesare Battisti, per spiegarci l'idea di democrazia della sinistra e paragonare un'Italia a guida centrodestra ai peggiori regimi. Cioè: se gli italiani votano FdI o Lega non vanno rispettati», attacca il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.

 

«Su Rai 3 - denuncia dal canto suo Salvini- c'è stato un comizio di Damilano, pagato mille euro a puntata, contro la Lega.
Vi sembra normale in un servizio pubblico percepire mille euro a puntata? Un operaio li vede in un mese. È normale che lo paghino gli italiani? I comizi se li paga chi fa i comizi». «Ci sono stipendi da centinaia di migliaia di euro o, in alcuni casi, da milioni di euro, che si possono rivedere -incalza Salvini - È giusto che siano gli italiani a pagare con 1,8 miliardi di tasca propria i servizi della Rai? Abbassino i super stipendi e qualcosa si può risparmiare». «Sulla bolletta della luce pesa anche il canone Rai- rincara la dose il segretario leghista - Visto che ci sono tanti Paesi europei in cui il servizio pubblico radio televisivo è garantito anche senza gravare sulle tasche dei cittadini, non si capisce perché l'Italia non possa e non debba fare altrettanto. La Rai incassa più di 700 milioni di euro di pubblicità, io penso che tagliando qualche spreco e qualche maxistipendio, i conti possano tornare senza gravare sulle bollette della luce».

 

Il Carroccio ricorda un sondaggio Swg del 2019 secondo cui il 78% degli italiani reputa ingiusto pagare il canone Rai se c'è la pubblicità e il48% è in disaccordo sulla sua modalità di pa gamento attraverso la bolletta della luce voluto dal Pd quando segretario era Matteo Renzi. L'idea di Salvini di abolire il canone - spiega una nota di via Bellerio-ha «duplice finalità: dare ossigeno alle famiglie e valorizzare la tv di Stato incentivandola a tagliare gli sprechi e raccogliere pubblicità». Il partito di Salvini tira in causa i «servizi faziosi» dellatvpubblica «sul raduno di Pontida» e il caso Damilano che «aveva paragonato i Decreti Sicurezza alle leggi razziali» e che ieri dopo aver ospitato lunedì il filosofo Bernard Henri Lèvy, «noto per aver già insultato Salvini in passato» e «invitato per esprimere i consueti giudizi contro il leader della Lega e i suoi alleati», sostiene il Carroccio - ha dedicato una nuova puntata al rischio fascismo.

 

«Il Pd - è l'accusa leghista- non può fare campagna elettorale con i soldi dei contribuenti, appesantendo le bollette che hanno raggiunto prezzi stratosferici a causa del caro energia».

Sul caso Damilano interviene anche l'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. «Una puntata a senso unico, con un contraddittorio debolissimo, il tutto a una settimana dalle elezioni. Il pluralismo nel servizio pubblico debba applicarsi anche alle trasmissioni di rete come Il Cavallo e la Torre», spiega una nota dell'esecutivo Usigrai, che aggiunge: «E pensare che il conduttore - scelto all'esterno dell'azienda nonostante si potesse contare fra quasi duemila interni- era stato presentato dall'Ad Carlo Fuortes come "il giornalista più adeguato" per "informare, intrattenere, fornire strumenti conoscitivi, restando fedeli al sistema di valori aperto e pluralista che il nostro Paese e l'Europa hanno saputo sviluppare in questi decenni". Ci chiediamo dove fosse il valore del pluralismo nella puntata di lunedì».

Parole che scatenano ancora di più la reazione sdegnata del centrodestra. I parlamentari leghisti Alberto Bagnai e Lorenzo Fontana parlano di «vicenda aberrante», di «attacchi e insulti gratuiti a Salvini e alla Lega» e di assenza di pluralismo, chiedendo le «dimissioni dell'amministratore delegato Carlo Fuortes». «Presenteremo un esposto all'Agcom e un quesito in Vigilanza Rai per chiedere immediato riequilibrio della trasmissione», tuonail deputato FdI e commissario di Vigilanza Rai, Federico Mollicone. Durissimo il commento del capogruppo FdI a Montecitorio Francesco Lollobrigida. «Quanto accaduto- dice- è un grave sfregio nei confronti del pluralismo e della democrazia. È stata palesemente violata la par condicio attraverso continui e reiterati attacchi senza contraddittorio verso il centrodestra a cinque giorni dal voto da parte di un intellettuale francese già noto per le sue inaccettabili posizioni in favore del criminale terrorista rosso Cesare Battisti. Ancora più grave è la natura dei commenti veicolati attraverso la tv di Stato. Sostenere che la volontà degli elettori non sempre va rispettata rappresenta un oltraggio verso milioni di cittadini italiani e un vulnus inferto alla democrazia rappresentativa. Uun messaggio pericoloso che se ignorato, o peggio ancora tollerato, scardina i principi basilari su cui si fonda la nostra Costituzione». 

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