Fondi russi ai partiti, il caso avvelena la campagna elettorale. Gabrielli al Copasir
Lo spettro dei fondi russi continua ad aleggiare sulla campagna elettorale. Anche se finora non risulta un coinvolgimento dei partiti italiani nel report dell'intelligence Usa - che parla di oltre 300 milioni di dollari di finanziamenti inviati da Mosca alle forze politiche di una ventina di Paesi, anche in Europa - le rivelazioni arrivate da Washington alimentano la polemica politica in vista del voto del 25 settembre. E tutti guardano a palazzo San Macuto, sede del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica dove domani mattina ci sarà l'Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Franco Gabrielli.
Non si esclude dunque che la vicenda possa avere un seguito. Se ieri aveva ipotizzato l'esistenza di altri dossier, oggi il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, annuncia: "Sono arrivati gli aggiornamenti che dovevamo ricevere come Ministero degli Esteri". Il ministro consiglia "prudenza", ma torna a chiedere una commissione d'inchiesta sui rapporti tra Mosca e i partiti italiani, e non rinuncia a evocare "troppe ombre sui rapporti della Lega con Putin.
Del resto, l'accordo tra la Lega e il partito di Putin è valido ancora oggi", aggiunge, chiedendosi: "Perché la Lega, e quindi la coalizione di destra con Meloni e Berlusconi, continua a difendere gli interessi di Putin piuttosto che quelli degli italiani?". Non solo: il leader di Impegno civico ricorda che nel 2018 il Carroccio presentò un emendamento per togliere il divieto, per un partito, di ricevere soldi dall'estero, e ancora si chiede: "Perché la Lega voleva ricevere soldi da governi o da altri enti di Stati stranieri?".
Le risposte arrivano dal diretto interessato. "Non sono minimamente preoccupato per l'audizione di Gabrielli domani. Sono tranquillissimo. Mai chiesto o preso soldi dall'estero", afferma Salvini, chiosando: "Votino quindi gli italiani per gli interessi degli italiani e gli stranieri si facciano gli affari loro".
Anche per il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, "per ora" le notizie sulle ingerenze di Mosca sulla campagna elettorale "sono solo chiacchiere, la Russia ha dato tanti soldi ai comunisti italiani e questa è l'unica cosa certa", dice intervistato da LaPresse, escludendo "nella maniera più assoluta che ci siano state sovvenzioni da parte della Russia o di altri. Fin quando la legge italiana me lo ha consentito sono stato io l'unico finanziatore di FI".
Una risposta a Di Maio, ma di altro tenore, arriva invece dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Che, pur senza mai citarlo, sembra rivolgere un evidente invito al ministro: "Non buttiamo in campagna elettorale illazioni ed insinuazioni. Soprattutto chi ha una responsabilità istituzionale ha una doppia e tripla responsabilità di gestire tutto con cura. Non vorrei che da presunte interferenze si arrivi a un inquinamento della campagna elettorale". Anche per il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna, intervistata nello Speciale elezioni di LaPresse, "se esiste un 'capitolo Italia' sul dossier dei finanziamenti russi a partiti deve essere reso noto prima del voto perché è giusto che gli elettori si facciano una opinione", perché "dubito che gli italiani vogliano mandare in Parlamento persone che sono state pagate da Putin".
Tornando al Copasir, e in vista dell'audizione di domani di Gabrielli, il Pd invece attacca il presidente del Comitato Adolfo Urso. Il quale "anziché essere garante del Parlamento va in giro per il mondo a fare il garante del suo partito, Fratelli d'Italia, confondendo la missione istituzionale con quella politica", afferma la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno.