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Caro bollette, guerra e inflazione: le sfide che attendono il governo di centrodestra

Christian Campigli
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Una responsabilità enorme. Una partita che determinerà il futuro del suo partito, del centrodestra e, con ogni probabilità, anche della nostra, traballante democrazia. Il trionfo alle urne dei moderati viene dato per certo da tutti i sondaggisti. Una forbice che oscilla tra i 260 seggi e i 300. Numeri clamorosi, che rappresentano in maniera plastica la sconfitta roboante del centro sinistra guidato da Enrico Letta. Ma la vera partita si giocherà dal 26 settembre e, soprattutto quando, dopo un altro mese abbondante, verrà nominato il nuovo governo.

 

Giorgia Meloni sa di giocarsi la gara della vita. I gufi, nascosti in modo nemmeno troppo intelligente nei talk show televisivi, hanno un sogno: assistere al crollo dell'esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d'Italia in un anno. È quella la linea di demarcazione. Se i conservatori riusciranno a superare la terribile crisi economica che si affaccia, tra autunno ed inverno, all'orizzonte, scatenata dalla guerra in Ucraina, dal caro bollette e dall'inflazione galoppante, potranno governare il Paese anche nei successivi quattro anni. Al contrario, SuperMario è già pronto a riprendersi lo scranno più alto di Palazzo Chigi.

Sono molti gli analisti a sostenere che un buon venti per cento del ventisette attuale (secondo i sondaggi) di Fdi è rappresentato da un elettorato fluido, che vota nella speranza di un reale e tangibile cambiamento nella loro vita da parte della classe dirigente. Non è, per intendersi, uno zoccolo duro: sono persone che negli scorsi anni si sono affidate a Berlusconi, poi a Salvini ed infine a Grillo. Disoccupati, uomini e donne che hanno perso la speranza di trovare un impiego, imprenditori in crisi e dipendenti stanchi di pagare le tasse più alte d'Europa in cambio di servizi pubblici penosi. Se vengono delusi, emigrano verso un nuovo movimento.

 

Scontato sottolineare come, per il consolidamento di quel tipo di elettorato, è fondamentale che le bollette tornino ai livelli di dicembre 2021 e con esse l'inflazione. Anche per questo motivo, le notizie di questi giorni provenienti da Kiev sono fondamentali: se Putin cade o desiste dai suoi propositi di conquista e il gas russo riprende il suo normale flusso, con ogni probabilità anche i prezzi si stabilizzeranno. Nel giro di un mese, al massimo. Uno scenario solo in apparenza lontano, che, al contrario, determinerà il successo o la caduta dei conservatori italiani.

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