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A Carrara scatta la caccia al leghista. I "compagni" attaccano anche le donne

Il «rischio per la democrazia» paventato dal Pd finisce puntualmente per provocare un'impennata di intolleranza nei confronti del centrodestra

Pietro De Leo
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Oramai è una costante delle campagne elettorali dalla nascita della Seconda Repubblica. Certo, non v' è prova della consequenzialità tra le due cose ma, nei fatti, al grido d'allarme della sinistra circa gli sfaceli democratici che sarebbero causati da una vittoria del centrodestra si affianca, contro gli esponenti di quest' area una sequela di atti vandalici, minacce, intimidazioni. Forse sarà che qualche testa calda si autointesta il ruolo di liberatore della Nazione, o forse sono focolai di violenza politica duri ad estirparsi nel nostro Paese, ma fatto sta che per i leader del centrodestra, mostrificati all'inverosimile, la contesa elettorale non è mai una passeggiata di salute per la loro incolumità. Così come per i loro militanti.

 

Ne sanno qualcosa i leghisti di Marina di Carrara, che hanno denunciato un'aggressione durante una normale giornata di militanza ai gazebo, l'altra sera. La nota della Lega parla di «almeno 50 violenti scatenati», e di volontari del partito «picchiati anche con aste di bandiere (donne comprese)» e ancora «gazebo e tavolini devastati».

 

La settimana prima, una dinamica simile l'avevano subita i militanti di Fratelli d'Italia a Milano, in viale Papiniano. Dove un gruppetto di incappucciati, con il volto celato dietro le mascherine, si è accanito contro un gazebo, vandalizzandolo.La Digos ha in poco tempo individuato i responsabili, appartenenti all'area antagonista. Nello stesso giorno, a Rivarolo, in provincia di Torino, anche alcuni attivisti della Lega che avevano messo in piedi un banchetto hanno passato un brutto quarto d'ora. Un ragazzo, infatti, ha dato in escandescenze contro di loro, gridando insulti e buttando all'aria il materiale elettorale. Poi è scappato, ma per fortuna è stato quasi subito fermato da Carabinieri e Vigili Urbani.

 

Sempre al capitolo materiale elettorale deturpato, si ricordano i manifesti di Giorgia Meloni strappati a Olbia, con tanto di video divenuto virale, da un gruppo di femministe dopo una manifestazione.

Poi c'è un'altra costante, che riemerge in tutta la sua inquietudine, ossia la lettera minatoria. Ne sono state spedite due, alla redazione de L'Adige e al gruppo consiliare trentino di Fratelli d'Italia qualche giorno fa, contenente minacce di morte ai candidati locali del partito, Alessia Ambrosi ed Alessandro Urzì, e alla stessa Giorgia Meloni.

Nella missiva si faceva riferimento anche a un «autunno caldo e di fuoco». Firma: «Nuove Brigate Rosse». Questa vicenda appare particolarmente grave per un paio di aspetti: il primo è che è stata spedita alla vigilia dell'arrivo della Presidente di Fratelli d'Italia in quei luoghi per la campagna elettorale. Il secondo è che, mezzo secolo fa, proprio Trento fu terreno di coltura del gruppo originario delle Br.

Non mancano, poi, come sempre, le evocazioni di Piazzale Loreto. Ecco allora che, ad agosto, un manifesto di Giorgia Meloni è stato appeso al contrario, e dunque a testa in giù, in una pensilina per l'attesa dell'autobus a Treviso. E a ridosso della caduta del governo Draghi, quindi quando la campagna elettorale era in fase di accensione dei motori, ignoti hanno staccato un volantino con la foto di Salvini dalla bacheca locale della Lega a Marano Vicentino e lo hanno ri-appeso capovolto. Sempre in quei giorni, poi, a Genova su un muro compare una scritta, stavolta riferita al leader di Forza Italia: «S.Berlusconi morto», con l'aggiunta «P.38» ad evocare la pistola simbolo iconico degli Anni di Piombo. Sempre al capitolo graffiti, ecco che a Trento, su alcuni pannelli espositivi dei manifesti elettorali, viene impressa una scritta, «Uccidi Fugatti», ossia Maurizio, il presidente della provincia, Leghista.

 

Poi c'è l'ampia casistica social. Qui, come noto, c'è chi picchia in maniera forsennata sui tasti, producendo l'indicibile. La leader di Fratelli d'Italia, qualche settimana fa, ne ha fornito un eloquente «saggio» sui suoi social, dove ha riportato una piccola galleria di offese, improperi, malauguri che ogni giorno le arrivano a valanga. Alcuni contengono insulti di un livello talmente grave da non poter essere riportati, ma basti pensare che l'immagine di Piazzale Loreto è assai ricorrente, come da triste consuetudine. E poi c'è chi invoca per lei colpi di pistola. In questa campagna elettorale non sono mancati nemmeno quelli. Sono stati esplosi contro gli uffici della segreteria politica del deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro, ricandidato. Sulla vicenda indaga anche la Direzione distrettuale antimafia, e dunque gli accertamenti diranno se si tratta di un'intimidazione riconducibile alla criminalità organizzata. Ma anche escludendo l'odio ideologico come movente, in ogni caso è l'ennesimo fatto brutto che si incardina in un puzzle di una corsa elettorale lordata dalla violenza, praticata o evocata, contro il centrodestra.

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