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Price Cap, Draghi spera nell'Europa per il tetto al prezzo del gas

Gianni Di Capua
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Il prezzo del gas scende. Dopo settimane sopra la soglia psicologica dei 300 euro a  megawattora, si arriva sotto quota 290. «La notizia di oggi è questa», dice chi al Governo si occupa del dossier energia. E non è l’unica cosa a far ben sperare: da Berlino, infatti, arriva un segnale di apertura al price cap Ue sul gas e alla possibilità di sganciare dal gas il costo dell’energia elettrica. La «buona notizia» arriva a palazzo Chigi mentre Roberto Cingolani, Daniele Franco e Roberto Garofoli stanno facendo il punto per intervenire sul prezzo delle bollette in favore di famiglie e imprese. Un messaggio del ministro dell’ambiente tedesco, Robert Habeck, poi corroborato dalle dichiarazioni del presidente Olaf Scholz a Praga, apre al dialogo su entrambi i fronti. Sono le battaglie portate avanti da mesi in prima istanza da Mario Draghi. Qualcosa si muove soprattutto sul fronte della possibile separazione del prezzo dell’energia da quello del gas. La proposta risale all’ottobre 2021. Roberto Cingolani la avanza di fronte ai colleghi della ministeriale Ue dell’energia ma incassa un coro di no. Il 7 marzo Mario Draghi insieme al titolare del Mite presenta quello che in termini tecnici viene definito «decupling» alla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen. Le resistenze di Germania, Olanda e dei Paesi del Nord restano. «Erano tutti contro ma avevamo ragione noi», ragiona Cingolani con chi ci ha parlato. Restano da convincere gli olandesi, dal momento che le contrattazioni sul gas si svolgono sul mercato virtuale del Ttf di Amsterdam. «Anche loro però stanno pagando l’energia elettrica alle stelle». Anche sul price cap a palazzo Chigi c’è una maggiore fiducia, un «cauto ottimismo». La riunione dei ministri dell’energia è in calendario per il 9 settembre a Bruxelles, nel Governo si predica cautela, ma si guarda ai fatti: «Se oggi il prezzo del gas scende, non è un caso - è la linea - È l’Europa che deve intervenire ed è molto plausibile che il prezzo scenda perché ci si aspetta un intervento europeo».

In attesa delle decisioni comunitarie, palazzo Chigi continua a lavorare sul fronte interno, alla ricerca delle risorse per mantenere gli sconti sulla benzina, calmierare le bollette e prorogare il credito d’imposta alle imprese. Il provvedimento, in realtà, con ogni probabilità verrà messo nero su bianco a partire dalla prossima settimana. Intanto resta il pressing dei partiti, a partire dalla Lega. È il titolare del Mise Giancarlo Giorgetti a intervenire: «Essere in carica per gli affari correnti non significa non avere poteri. Credo di essere stato il primo a sollevare il problema dell’energia più di un anno fa. Oggi bisogna rispondere senza aspettare i due mesi che serviranno per avere un nuovo governo. Sarebbe un disastro economico e sociale», avverte. Ma se Matteo Salvini insiste per «stanziare subito 30 miliardi per famiglie e imprese» e  Antonio Tajani ammette che «la preoccupazione per una crisi che mette in difficoltà anche le famiglie borghesi, viene prima di quella per i conti», a tirare il freno su un possibile scostamento di bilancio è Giulio Tremonti:  «Con l’inflazione e la speculazione in netta ripresa sarebbe una misura molto rischiosa», ammette l’ex ministro dell’Economia, ora candidato con FdI. All’attacco il Pd: «È inaccettabile lo show che le tre forze politiche della destra hanno fatto stamattina sulle pagine dei giornali con interviste che sul tema dello scostamento di bilancio dicevano cose diverse e opposte».
 

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