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Guido Crosetto: "Competizione nella competizione", cosa succede nel centrodestra

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Sul tema della premiership nel centrodestra si è espresso lunedì 29 agosto Guido Crosetto, imprenditore già sottosegretario, tra i fondatori di Fratelli d'Italia. In una intervista al Corriere della sera gli viene chiesto se c'è "diffidenza" nei confronti di Giorgia Meloni anche tra gli alleati del centrodestra. "Non c’è diffidenza. C’è disappunto verso chi sta vincendo. Un meccanismo piuttosto semplice da decifrare", è la replica di Crosetto. 

 

Secondo l'imprenditore sulle parole di Meloni in merito alla premiership "si è fatta una forzatura": "Si sono estratti 10 secondi da un discorso di un’ora e mezza, in cui Giorgia sostiene che se il centrodestra vincerà le elezioni, il Quirinale ne prenderà atto. Una cosa banale".

 

"Il centrodestra è una coalizione. Ma in campagna elettorale ogni leader ha due obiettivi: ottenere un risultato di coalizione e ottenerne uno di partito. E risponderà dei due risultati. È una competizione nella competizione", argomenta Crosetto che afferma: "I leader degli altri partiti che non sapendo come fermare Meloni analizzano ogni frase al microscopio alla ricerca di qualcosa da utilizzare in negativo. Un problema, questo atteggiamento, per il Paese non per la leader di FdI. Inventare polemiche semantiche è fare politica giocando al ribasso: non cerco di essere migliore dell’avversario, ma lo scredito e lo insulto per provare a batterlo", ha spiegato.

 

E a chi gli chiede se la coalizione di centrodestra reggerà dopo il voto, risponde: "Dipende. Le parole dette in campagna elettorale passano. Quel che si decide di fare per il Paese, invece, resta. Mi auguro che, dal giorno dopo le elezioni, ogni leader di partito si dimostri consapevole della responsabilità che ha. Si comporti da statista".

 

Crosetto poi smonta lo spauracchio di Meloni pericolo per la democrazia: "Una cosa ridicola". La presa di distanza dal fascismo poteva essere più incisiva? "Ma il fascismo è morto 75 anni fa! Viene tirato fuori pretestuosamente. Come mai nessun politico della prima Repubblica chiamava Giorgio Almirante, che fascista lo era stato davvero, a prenderne le distanze? Che senso ha chiederlo a una persona nata 35 anni dopo la fine del fascismo? Facendo finta di non vedere, tra l'altro, che Meloni è leader dei Conservatori europei, non è nel gruppo di Le Pen".

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