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Reddito di cittadinanza, il Pd vuole estenderlo a più stranieri

Dario Martini
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Enrico Letta assicura di voler «cambiare in modo significativo» il reddito di cittadinanza. Dice che «sul tema del lavoro vanno prese altre iniziative. Serve una misura contro la povertà». Il segretario del Partito democratico non entra nello specifico. Però di abolirlo o lasciarlo solo per chi non è in grado di lavorare, come propone il centrodestra, non ci pensa nemmeno. In compenso, pensa di estendere la "platea" dei beneficiari. Chi sono i fortunati? Ovviamente gli stranieri. È messo nero su bianco nel programma elettorale dem, disponibile online sul sito del partito dal 17 agosto scorso. A pagina 21 si legge: «Proponiamo di ridurre il periodo minimo di residenza in Italia per accedere al reddito di cittadinanza, oggi fissato in dieci anni».

Il Pd non specifica di quanto vada ridotto il periodo di residenza che fa scattare il diritto al sussidio. Bisogna considerare che ad oggi gli extracomunitari che percepiscono il reddito di cittadinanza sono l’8% del totale, come riporta l’Inps nel suo report trimestrale aggiornato a un mese fa. Considerando che i beneficiari totali nei primi sei mesi del 2022 sono 3,5 milioni di persone, significa che i cittadini extra Ue che ottengono l’assegno sono circa 280mila. Senza contare altri 140mila stranieri comunitari. In caso di vittoria alle elezioni il Pd ritiene sia opportuno prendere anche altre misure per rafforzare il sussidio voluto dal Movimento 5 Stelle. È scritto sempre nel programma: «Il reddito di cittadinanza andrà opportunamente ricalibrato secondo le indicazioni elaborate dalla Commissione Saraceno, a partire dall’ingiustificata penalizzazione delle famiglie numerose e/o con minorenni». Chiara Saraceno è la professoressa messa a capo del comitato scientifico che nel novembre scorso ha presentato una relazione sulle modifiche da apportare al Rdc. Dieci proposte illustrate insieme al ministro del Lavoro Andrea Orlando. Tra queste, appunto, c’è una rimodulazione della misura voluta dai grillini che aiuti le famiglie con più figli. «Che nel calcolo i minorenni contino la metà di un adulto - ha spiegato Saraceno - è sbagliato: ciò fa sì che famiglie numerose abbiano più difficoltà ad accedere al sussidio. È un’iniquità tra poveri e particolarmente grave perché a sfavore dei minorenni. La nostra proposta equipara adulti e minorenni e alza la soglia massima del coefficiente della scala di equivalenza, contestualmente abbassando l’importo base dell’assegno mensile».

Una proposta, quindi, che va nella stessa direzione di ciò che vuole il M5S. Nonostante pure lo scissionista Luigi Di Maio non difenda più il reddito di cittadinanza. Giuseppe Conte ha spiegato più volte che questo tipo di sussidio va rafforzato, altro che cancellato. Il leader pentastellato vuole «sfatare il tabù dei percettori di reddito sfaticati». Per l’avvocato del popolo, «la maggior parte di loro non è in condizione di lavorare, tra questi ci sono 700mila minori e 200mila disabili. Tra gli idonei al lavoro il 30% ha sottoscritto almeno un contratto di lavoro e non scordiamo che il 46% dei percettori sono "lavoratori poveri". Significa che non arrivano a fine mese con gli stipendi che prendono». Quindi, l’ex presidente del Consiglio, intende «rafforzare» il sussidio «attraverso l’aggiornamento della scala di equivalenza per famiglie numerose e disabili e la possibilità di renderlo compatibile con lo svolgimento di lavori stagionali fino a una certa soglia di reddito annuo». Insomma, nonostante non siano più alleati, la sintonia tra Pd e M5S sul reddito di cittadinanza è ancora molto forte.
 

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