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Elezioni, Carlo Calenda vede il baratro e si aggrappa ancora a Mario Draghi e alle larghe coalizioni

Christian Campigli
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Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Chi, al contrario, sa già di perdere invoca le termiti, le punizioni divine e la necessità di rivolgersi all'uomo forte. Quello che piace a tutti (o quasi). Carlo Calenda, preoccupato per i sondaggi nefasti degli ultimi giorni (ci sono istituti di rilevazione che continuano a tarare il terzo polo tra il 3,8 e il 4,5%) invoca la figura, ormai quasi mistica, di Mario Draghi. “Quando l’Ue è debole l’Italia finisce sotto attacco speculativo. Le armi della Bce sono più selettive e condizionate. Tutto porta a ritenere che l’unica soluzione per tenere il paese al sicuro è andare avanti con Draghi e una larga coalizione. Non è tempo di salti nel buio”. Parole che possono avere un fondo di verità, quelle espresse attraverso Twitter dal leader di Azione, ma che non tengono conto di un principio basilare della democrazia.

 

 

Gli Italiani sono stanchi, arcistufi delle ammucchiate. Di partiti che si scornano, presentano programmi distanti tra loro anni luce e poi, magicamente, si trovano fianco a fianco in un nuovo governo. Perché, indipendentemente dalle indubbie capacità di Super Mario, delle sue capacità di trattare con l'Unione Europea, un esecutivo di unità nazionale deve restare un'eccezione. E non una regola. “La posizione della banca centrale americana - rimarca in un altro tweet - rende il quadro economico più severo anche per l’UE e l’Italia. Fare promesse costose/irrealizzabili accelera l’uscita dal nostro debito degli investitori. Rimettere in discussione gli impegni europei è più pericoloso che mai”. L'ex ministro dello sviluppo economico, a meno di un mese dal voto delle politiche, si gioca tutto in un tweet: se la sua posizione verrà giudicata responsabile e di buon senso o una sorta di dichiarazione di resa, lo stabiliranno gli Italiani il prossimo 25 settembre. 
 

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