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Elezioni politiche 2022, Silvio Berlusconi: Giorgia Meloni può guidare l'Italia

Paolo Zappitelli
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Presidente, lei è sceso in campo per l’ennesima campagna elettorale. Quanto può valere in più la sua presenza per il centro-destra?
«Non sta a me dirlo, naturalmente. Ma non voglio eludere la domanda: in passato ho guidato una campagna elettorale ben fatta, spiegando agli italiani i vantaggi concreti che avrebbero ottenuto da un nostro successo, una campagna che ci ha fatto crescere di 10 punti. È quello che intendo fare anche stavolta, rivolgendomi soprattutto a quel grande numero di indecisi o potenziali astenuti - sono la metà degli italiani - spiegando loro che non andare a votare è autolesionismo e invece votare per noi significa realizzare degli obbiettivi concreti. Votare, naturalmente per Forza Italia, è nell’interesse proprio di ciascuno, in quello dei propri cari, in quello della comunità».
Lei sta facendo una serie di pillole quotidiane del programma di Forza Italia sui social. Pensa di intervenire direttamente anche con manifestazioni sul territorio o in apparizioni televisive?
«È una campagna troppo breve per girare l’Italia. Del resto i comizi sono un metodo vecchio, che consente di parlare a poche persone. Di solito, se vengono a sentirti, sono già convinte. Preferisco usare la televisione e i social, che mi consentono di far conoscere le nostre idee ad una platea molto più vasta». 
In questi mesi si è scritto e parlato molto dei rapporti a volte tesi all’interno dei partiti del centro-destra. Ora sembra tornato il sereno. Resta aperto il tema di chi farà il premier in caso di vittoria. Lei sarebbe d’accordo se fosse Giorgia Meloni?
«In verità i rapporti non sono mai stati tesi, anche quando abbiamo compiuto scelte diverse, per esempio nei confronti del governo Draghi. Giorgia Meloni, come altri esponenti del centrodestra, ha senz’altro l’autorevolezza necessaria per guidare il governo».
Ci può dare qualche anticipazione su chi proporrà come ministri se il centro-destra vincerà?
«Posso solo dirle che vi saranno esponenti di partito e figure autorevoli della società civile. L’Italia ha ancora bisogno di chiamare a raccolta le energie migliori, ed è quello che faremo, senza rinchiuderci nei recinti di partito. Spero di poter annunciare alcuni nomi prima delle elezioni, ma ora è decisamente presto».
Uno dei temi forti - e divisivi - di questa campagna elettorale è l’elezione diretta del Presidente della Repubblica che propone FdI. Forza Italia è d’accordo?
«In verità è una proposta che ho lanciato io per primo, fin dal 1995, in un discorso alla Camera dei Deputati. Serve a dare stabilità al sistema, come avviene negli Stati Uniti, nonostante le forti tensioni che attraversano la società americana in questi anni. Serve soprattutto a restituire agli elettori la scelta su chi debba guidare l’esecutivo. In Italia per esempio è avvenuto per l’ultima volta nel 2008 che nascesse un governo – l’ultimo governo Berlusconi – coerente con i risultati delle urne. Da allora il Partito Democratico, pur non avendo mai vinto alcuna elezione, è stato il fulcro di quasi tutte le maggioranze di governo. La tentazione di molti italiani di non votare più nasce anche dal fatto che il loro voto in tutti questi anni è stato regolarmente disatteso».
Il programma di Forza Italia è molto ampio, dall’abbassare le tasse alla maggiore sicurezza nelle nostre città. Quali sono secondo lei i punti su cui bisogna insistere maggiormente?
«Certamente la lotta contro l’oppressione fiscale, con la flat tax e l’esenzione totale per i primi 13000 euro di reddito, la lotta contro l’oppressione burocratica, con l’abolizione delle autorizzazioni preventive, sostituite da controlli ex post per costruire o avviare un’attività, e infine la lotta contro l’oppressione giudiziaria, con la separazione delle carriere, la riduzione dei tempi dei processi e l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione. E poi provvedimenti per anziani e disabili, innalzando ogni pensione ad almeno 1000 euro per 13 mensilità, anche a chi, come le nostre mamme e le nostre nonne, non ha mai potuto pagare contributi, avendo lavorato solo in casa e per la famiglia. Un altro aspetto essenziale riguarda i giovani, ai quali non dobbiamo dare mance ma opportunità. Per questo proponiamo che apprendistato e praticantato siano retribuiti almeno 1000 euro al mese e che le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani siano incentivate con una completa esenzione fiscale e contributiva, per alcuni anni".
La flat tax è un altro tema che divide profondamente il vostro programma da quello del centrosinistra. Perché è utile farla e cosa risponde a chi dice che si tratta di una misura che manderebbe in default l’Italia?
«Quest’obiezione è tipica della sinistra, che sa poco di economia. Antonio Martino ed io abbiamo studiato questo regime fiscale fin dal 1994. Nei 57 paesi in cui è stato applicato, ha portato solo benefici. Se l’economia cresce, crescono anche le entrate dello Stato, altro che default. Nell’America di Reagan, negli anni ottanta il gettito fiscale è quasi raddoppiato, a fronte di un taglio alle tasse ben superiore a quello che proponiamo noi. La flat tax riduce la pressione fiscale per tutti e soprattutto per il ceto medio, la annulla per i redditi più bassi, combatte l’evasione e l’elusione, ma soprattutto corrisponde ad un nostro naturale senso di giustizia. Se lo stato ci chiede il 23%, meno di un quarto, dei nostri redditi, la percepiamo come una cosa equa, se ci chiede la metà o addirittura il 60%, lo viviamo come un furto, addirittura come una rapina». 
Una delle conseguenze della guerra è l’impennata dei prezzi dell’energia. Per abbassare il costo delle bollette sono stati tassati gli extraprofitti delle aziende. È giusto o bisogna fare di più?
«Bisogna fare molto di più, anche con interventi immediati per fronteggiare quella che si annuncia come un’emergenza molto grave per le famiglie e per le imprese. In un anno il costo dell’elettricità e del gas è cresciuto dalle quattro alle sei volte. Nessun sistema produttivo può reggere a lungo, senza scaricare sui prezzi al consumo aumenti insostenibili. Rischiamo di soffocare la domanda interna e perdere competitività sui mercati internazionali. Le famiglie potrebbero trovarsi a dover scegliere fra pagare le bollette, sempre più alte e fare la spesa, con prodotti anch’essi fortemente rincarati. Molte aziende potrebbero essere costrette a chiudere o a ridurre il personale, con effetti disastrosi sull’occupazione. Bisogna agire subito, con interventi tampone di tipo fiscale. Ma bisogna anche dare il via immediatamente a un programma che ci metta al riparo, per il futuro, da situazioni di questo genere. Siamo giunti a questo punto perché la cultura del “no”, cara alla sinistra, ha impedito di fare rigassificatori, termovalorizzatori, persino pale eoliche, per non parlare dell’assurda rinuncia al nucleare pulito, di quarta generazione. Quindi di fronte alle conseguenze della crisi Ucraina siamo sguarniti e indifesi».
Forza Italia è stata al governo con Mario Draghi e ha votato tutti i suoi provvedimenti. Si poteva fare qualcosa di più per continuare a far andare avanti questo esecutivo?
«Io avrei voluto che il governo Draghi completasse il suo lavoro fino alla fine della legislatura. Ma di fronte all’atteggiamento irresponsabile dei Cinque Stelle e alle ambiguità tattiche del Pd non c’è stato nulla che potessimo fare».
Molti partiti sbandierano nel loro programma la famosa agenda Draghi. Lei che ne pensa? Ci sono temi che possono essere ripresi o si tratta solo di una manovra elettorale?
«L’agenda Draghi è uno slogan, uno di quei termini del linguaggio politico che in realtà significano molto poco. Ma certo il nuovo governo di centro-destra dovrà continuare le molte cose buone avviate dal governo Draghi. Questo io l’ho sempre detto, anche prima della crisi di governo».
Finiamo con una domanda più leggera, di calcio. Il suo Monza è in serie A per la prima volta. Quale sogno promette ai suoi tifosi?
«Di rimanere in serie A, disputando un buon campionato e giocandocela alla pari con le squadre più prestigiose del calcio italiano. Abbiamo gli uomini giusti per farlo».
 

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