M5s e Pd tilt per le liste. Rivolta contro i "paracadutati" in posti sicuri
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Acque agitate al Nazareno. La direzione nazionale che dovrà approvare le candidature del Pd alla Camera e al Senato è convocata per questa mattina, mail via libera alle liste elettorali potrebbe slittare. Tante le tensioni nel partito, con i parlamentari uscenti e i big sui territori irritati per la necessità di catapultare in collegi blindati esponenti dei partiti alleati per garantirne il diritto di tribuna.
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I segretari regionali da giorni hanno consegnato a Marco Meloni, braccio destro del segretario Enrico Letta, le loro indicazioni per collegi uninominali e listini proporzionali. Anche i capicorrente nazionali hanno espressole loro desiderata, avolte non coincidenti con quelle dei partiti locali. Dovrà essere ora Meloni a trovare la quadra. I segretari regionali lamentano che da giorni non riescono a parlare col Nazareno. Tradotto: sulle liste non c'è alcuna certezza.
E la direzione di oggi si preannuncia infuocata.
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Il principale problema riguarda i paracadutati. Nel collegio blindato di Firenze città dovrebbe andare Roberto Speranza e in quello di Firenze Empoli (dato per sicuro) Nicola Fratoianni.
Ma quel posto è reclamato anche da Andrea Marcucci, che potrebbe traslocare a Pisa, collegio però non sicuro. A restare fuori potrebbe essere anche Luca Lotti. Il punto è che i collegi blindati per il Pd sono pochi.
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Toscana a parte, si salva l'Emilia, mentre la Romagna sarebbe in bilico. E in Emilia potrebbe finire un altro paracadutato: Per Ferdinando Casini, candidato al Senato. Mentre in Toscana dovrebbe correre Susanna Camusso (in Lombardia). Tra gli ex sindacalisti, in campo anche Marco Bentivogli e Annamaria Furlan (a Napoli, dove dovrebbe correre all'uninominale Di Maio). Carlo Cottarelli sarà candidato a Milano. C'è poi la necessità di garantire la quota riservata a Impegno Civico, Luigi Di Maio avrebbe chiesto 8 posti: oltre a se stesso, Bruno Tabacci, Vincenzo Spadafora, Laura Castelli, Lucia Azzolina (Piemonte o Sicilia). Emma Bonino dovrebbe correre al Roma 1 al Senato, mentre alla Camera il collegio dovrebbe andare a Paolo Ciani.
Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti sarà capolista nel proporzionale alla Camera a Roma 1. Posto da capolista anche per Michela Di Biase, Claudio Mancini, Marianna Madia (o MonicaCirinnà) e Bruno Astorre. Spazio anche per la leader dei Giovani democratici Caterina Cerroni.
Troppi posti rispetto a quelli disponibili. Considerando sondaggi e taglio dei parlamentari il Pd rischia un bagno di sangue.
Di qui la rivolta interna contro il segretario Letta. Il senatore Dario Stefano, ad esempio, ha riconsegnato la tessera, annunciando che non si ricandiderà. Il motivo? La «serie di errori tattici e di strategia politica che il Pd sta continuando a inanellare».
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Giochi fatti nel terzo polo. Matteo Renzi e Carlo Calenda si candideranno al Senato, il primo a Firenze il secondo a Roma centro. I due saranno candidati anche in cinque listini proporzionali. In lista anche l'ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni e Gabriele Albertini a Milano. Maria Elena Boschi correrà a Roma.
Ultime limature nel centrodestra, anche se il termine per presentare le liste scade il 22 agosto. FI blinderà tutti i big. Idem la Lega, a partire dal segretario Matteo Salvini e dal fondatore Umberto Bossi. Tra le new entry Simonetta Matone, Federico Freni, Maria Giovanna Maglia e si fa il nome di Hoara Borselli. Il M5S farà le liste dopo le parlamentarie di domani.
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Ma nel Movimento monta la protesta contro le prerogative di Giuseppe Conte. Il capo politico potrà derogare al principio di territorialità e candidare 12 suoi fedelissimi come capilista alla Camera e 6 al Senato. La fedelissima dell'ex premier Vittoria Baldino, ad esempio, sarà candidata in Calabria. Inoltre Conte si candiderà in 5 collegi proporzionali. «Mache è la roba del listino bloccato, 12 alla Camera e 6 al Senato, scelti dal presidente, che possono essere messi capilista addirittura in più collegi plurinominali? Ma che è sta roba qua? I listini bloccati lasciamoli al Pd, votiamo i migliori e vedrete che prenderanno più voti», attacca Danilo Toninelli.