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M5s, rivolta "di genere" contro Conte: toglie i posti agli uomini. Liste e voto online, è il caos

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I tenui segnali di risveglio che arrivano dai sondaggi non riportano il sorriso nel Movimento 5 Stelle dove Giuseppe Conte deve tenere a bada la rivolta di attivisti ed eletti  in vista delle elezioni del 25 settembre. Uno degli argomenti del contendere è la deroga al principio di territorialità prevista dal nuovo statuto. Ma resta anche il rebus delle votazioni sulla piattaforma Skyvote, che ha sostituito Rousseau e la possibilità che il capo politico, Giuseppe Conte, si candidi in più collegi.

 

In base alle nuove regole grilline non è più necessario candidarsi nel collegio in cui si risiede. Il che comporta che ’volti noti' possano essere catapultati laddove hanno il domicilio, togliendo così agli attivisti e ai parlamentari del luogo la possibilità di entrare in Parlamento. Il tutto, comunque, nel rispetto del nuovo regolamento e, dunque, senza infrangere lo statuto.

 

La possibilità che Conte decida di candidarsi in più collegi (cinque plurinominali e uno maggioritario come prevede l’attuale legge elettorale) fa storcere il naso: "Toglie posti agli altri e fa fuori almeno sei candidati uomini", dicono fonti M5s all'Agi. Infatti, viene spiegato, con l’alternanza di genere prevista per le liste elettorali, c’è chi sottolinea: "In Senato, per fortuna saranno tutte donne". La scelta dei capilista, rivendicata da Conte, è "la morte della democrazia diretta", sostengono alcune fonti. Nel 2018 con la votazione su Rousseau per il proporzionale "non c’era storia: chi aveva più voti era il frontman sul territorio. Luigi Di Maio poteva scegliere soltanto per i collegi uninominali, ma perché nessuno voleva assumersi questa ’rogna'. Ora con i capilista che dovrebbero essere nominati - gli unici che hanno di fatto la possibilità di entrare in Parlamento - tutti gli altri candidati sono solo di facciata, in considerazione anche della riduzione del numero dei parlamentari.

 

Infine, c’è il nodo Skyvote: da regolamento può partecipare alla selezione dei candidati soltanto chi è iscritto da almeno sei mesi alla piattaforma. Ma il punto è che anche chi è stato espulso dai gruppi parlamentari - magari per il no iniziale al governo Draghi - non è stato ’cacciato' dall’associazione M5s e dalla rete interna del Movimento. Hanno dunque la possibilità, volendo, di partecipare alla votazione delle parlamentarie, che si terranno il 16 agosto, influendo sul risultato. Anche se esiste un filtro, visto che i referenti regionali del M5s hanno il compito di valutare. Nel M5s c’è chi non condivide l’interpretazione di queste fonti, riporta sempre l'Agi. Dal 2018 ad oggi non è cambiato nulla, sostengono, e all’epoca le candidature erano soggette all’"Inquisizione", ogni sgarro anche comportamentale era passibile di sanzione. Cosa che non succede oggi. 

 

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