Calenda rompe con Letta e diventa "fascista". Se non stai con la sinistra scatta l'etichetta nera
L'ultimo della lista è Carlo Calenda. Fascista pure lui. Neanche ventiquattr'ore dopo aver rotto l'accordo con l'accozzaglia sinistra messa insieme dal segretario del Pd Enrico Letta, anche il leader di Azione, di cui non si ricordano foto con saluti romani né audio in cui canta «Faccetta nera», è stato tacciato d'essere un seguace di Benito Mussolini. Perché funziona così, se non stai con loro - i giacobini del pensiero unico marxista-progressista - se osi criticarli, sei per forza fascista. Anche se non sei di destra. Basta non essere d'accordo con la sinistra per essere sospettati di organizzare pellegrinaggi a Predappio o commemorazioni dei ragazzi di Salò. E pazienza se sono passati 79 anni da quel 25 luglio 1943 in cui il Duce perse partito e governo e dal 2 agosto dello stesso anno quando il Pnf fu decretato disciolto.
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Stavolta tocca a Calenda. A dargli del fascista è Angelo Bonelli, leader di Europa Verde. Tanto per capirci, quello che fino a ieri era in coalizione con l'ex ministro dello Sviluppo economico. Cosa aveva detto Calenda per meritarsi d'essere considerato una camicia nera del Ventunesimo secolo? Semplicemente che per garantire la realizzazione delle infrastrutture che servono all'Italia, in particolare quelle energetiche (rigassificatori e centrali nucleari di ultima generazione) e i termovalorizzatori per smaltire i rifiuti, sarebbe necessario utilizzare l'esercito per proteggere dalle proteste i siti destinati a ospitare cantieri e opere pubbliche. Parole che hanno un certo senso se si pensa ai continui assalti dei militanti del partito del No in servizio permanente effettivo. Un esempio su tutti: il cantiere della Tav, ripetutamente assaltato, occupato, minacciato.
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«Dice Calenda che usare l'Esercito non è di destra né di sinistra? È vero, perché è drammaticamente fascista», lancia su Twitter il suo anatema Bonelli, che aggiunge: «Calenda non ha strategia energetica e parla per slogan, come sul nucleare, energia costosissima che ha portatola Francia ad indebitarsi. Il futuro sono le rinnovabili».
Il leader di Europa Verde poteva legittimamente esprimere la propria opinione politica senza per forza accostare Calenda a un generale sudamericano. Ma in Italia, il Paese con la peggiore sinistra d'Occidente, va da sempre così. E Calenda lo sa bene. Tanto che, sempre su Twitter, la prende con ironia e il consueto slang romanesco: «Ecchela là. Sono diventato fascista. Contavo i minuti».
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Non se la prenda Calenda. È capitato a tanti. Il suo prossimo compagno di viaggio - nonché premier che lo ha voluto con sé prima come ambasciatore in Ue e poi come ministro dello Sviluppo economico- si vide dare del fascista dal proprio giornale di partito. Era il 16 ottobre 2012, Renzi tentava la scalata al Pd tra le resistenze della «Ditta» e l'Unità giudicò «fascistoide» la rottamazione. «Sentirsi dare del fascista è inaccettabile, il fascismo è ben altro. Almeno si scusino», tuonò l'allora sindaco di Firenze e futuro segretario del Pd, colpito dal giornale di partito fondato da Antonio Gramsci. Bastarono le critiche di Renzi ai Democratici perché anche per un iscritto al Pd fosse rivolta l'accusa d'essere fascista, sebbene nessuno abbia mai visto Renzi in camicia nera esibirsi nel passo dell'oca sul Lungarno.
Ma ad essere stato paragonato a Mussolini è stato anche l'attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi. Lo strale partì dalle colonne del Fatto Quotidiano. Il direttore Marco Travaglio, evidentemente ancora scosso per la cacciata di Giuseppe Conte da Palazzo Chigi, si chiese: «Siamo proprio sicuri che i fascisti siano quelli di Forza Nuova?». E argomentò: «Nasce un governo presieduto da un ex banchiere mai votato né indicato da nessuno. (...) Tutti i partiti, sotto il ricatto quirinalesco "o appoggiate questo governo o vi sciolgo e andiamo a votare" gli votano la fiducia, tranne uno (...) Il governo ha pure tutti i media dalla sua parte, come nessun altro dopo il Duce». Fascista anche SuperMario, dunque? Sarà per questo, allora, che Nicola Fratoianni di agenda Draghi non vuol neppur sentire parlare.
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E fascista è naturalmente Giorgia Meloni. Motivo? Semplice: da anni chiede le elezioni e ora che si vota, Fratelli d'Italia vola nei sondaggi e il centrodestra è prossimo a vincerle. Una «demonizzazione vergognosa», secondo Silvio Berlusconi, che ha ricordato come negli ultimi trent' anni tutti i leader del centrodestra in testa nei sondaggi siano stati massacrati da giornali e tv di sinistra e accusati d'essere fascisti. Calenda s' abitui, quindi. Anche se non è di destra, ha osato rompere un accordo col Pd e criticare la sinistra. Fascista!