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Insulti, minacce e ultimatum: il campo di Enrico Letta naufraga su Twitter. Rottura tra Sinistra e Azione

Tommaso Carta
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«Il tempo sta scadendo». Il quadro delle alleanze va chiuso «entro domani (oggi, ndr)». Dopo una nuova giornata sull'ottovolante, fatta di contatti frenetici, trattative estenuanti e «sportellate» sui social tra quelli che dovrebbero essere futuri compagni di squadra, al Nazareno fissano una «deadline». «Noi continuiamo a lavorare per una coalizione larga e plurale - assicurano i dem - e vogliamo confermare l'accordo con Azione e Più Europa». Ancora in corso, poi, l'interlocuzione con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni anche se una quadra ancora non c'è e i veti incrociati continuano. La giornata si apre con l'ormai consueta raffica di tweet mattutina di Carlo Calenda. «Abbiamo fatto una scelta di responsabilità molto sofferta ma a condizioni nette. Non siamo disponibili a rivedere nessun punto di quanto sottoscritto», scrive. E ancora: «Della sorte di Di Maio, D'Incà, Di Stefano e compagnia non ce ne importa nulla. Al contrario, prima tornano alle loro professioni precedenti meglio è per il paese». Per poi chiosare: «L'accordo sottoscritto dal Pd è una scelta. Può essere cancellata ma non annacquata. Decidete». Fratoianni non si sottrae alla polemica: «L'agenda Draghi non esiste», cinguetta, riportando le parole del premier. La replica di Calenda è secca: «Direi che abbiamo raggiunto un punto di chiarezza. Mi pare del tutto evidente che c'è una scelta netta da fare per il Pd, che ha siglato un patto chiaro con noi che dice l'opposto. A queste condizioni per quanto ci concerne non c'è spazio per Si nella coalizione». La situazione è talmente incandescente che anche Dario Franceschini, mediatore per eccellenza che in genere agisce dietro le quinte, sceglie i social per intervenire: «Fermatevi! Ci aspetta una sfida molto più grande dell'interesse dei nostri partiti: evitare che l'Italia finisca in mano a una destra sovranista e incapace. Per iniziarla e vincerla occorre rispettarci a vicenda e accettare le nostre diversità», scrive su Twitter.

 

 

Calenda, però, non «risparmia» nemmeno il ministro della Cultura: «Dario, il terzismo alla volemose bene con noi non funziona. Avete firmato un patto. Chiarite. Punto», replica, mentre fonti centriste invitano il Pd a prendere una posizione. La rottura sembra, di nuovo, a un passo e serve un nuovo faccia a faccia tra Letta e Calenda (presenti anche Della Vedova e Richetti) per capire se davvero non si sia superato il limite. Il leader di Azione ribadisce i punti chiave del patto siglato appena qualche giorno fa: Nato, agenda Draghi, rigassificatori, equilibrio di bilancio, revisione del reddito di cittadinanza. «Se a sinistra sigli un accordo che dice il contrario è evidente che il nostro patto viene meno», è il ragionamento dell'ex titolare del Mise. Il segretario Pd punta a tenere il fronte unito e nutre un certo fastidio, riferiscono i suoi, per alcune spinte arrivate da dentro il partito ad andare da soli senza averle tentate tutte: «La politica non è testimonianza», insistono dal Nazareno. Ecco perché Letta continua a tessere la sua tela.

 

 

I contatti con Bonelli e Fratoianni vanno avanti per tutto il giorno e i dem a sera danno l'accordo praticamente per fatto. Un primo disco verde arriva dalla Direzione nazionale dei verdi che mette nero su bianco come «l'unica alleanza che possa contrastare efficacemente la destra estrema in Italia sia quella, pur con tutte le differenze che sono note, di un fronte democratico a partire dal Pd», mentre «non è percorribile» un accordo con il M5S. Fratoianni riunirà oggi l'assemblea di Sinistra Italiana per verificare se c'è l'ok del partito e degli iscritti alla scelta di campo. Restano alla finestra Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, che puntano il dito contro Carlo Calenda. «Con questo atteggiamento sta solo disgregando la coalizione di centrosinistra prima ancora che si formi, facendo un regalo alle destre», attacca il ministro degli Esteri, che ribadisce «Ci aspettiamo pari dignità e rispetto dentro la coalizione, non accetteremo altri attacchi e discriminazioni da parte di nessuno». «Avendo una certa età - interviene Tabacci- mi permetto di suggerire a tutti coloro che non vogliono regalare il Paese alla destra di smetterla con critiche, fatwe e attacchi reciproci». Vasto programma.

 

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