Sicilia, Nello Musumeci annuncia le dimissioni. Il caso Letizia Moratti agita la Lombardia
Nello Musumeci lascia. Il presidente della Regione Siciliana rassegna ufficialmente le dimissioni, dopo averle anticipate in mattina ai suoi assessori in una riunione di giunta. Lasciando la presidenza, Musumeci permette l'election day il 25 settembre, chiamando i siciliani a votare in una sola data sia per le politiche che per le regionali. «È una scelta di grande buon senso e lodevole spirito istituzionale. Consente un notevole risparmio di denaro pubblico, che potrà meglio essere utilizzato ed evita ai siciliani due campagne elettorali nel giro di tre mesi, con prevedibile aumento di astensioni e doppia chiusura delle scuole. Quella di Musumeci è una decisione che dimostra ancora una volta il suo amore per la Sicilia e anche per questo merita la fiducia dei siciliani», commenta il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. La scelta di Musumeci era nell'aria da giorni. Tanto che l'altra notte, a chiusura della seduta che ha approvato la variazione di bilancio, il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, ha convocato l'aula per oggi alle 11 «per possibili comunicazioni da parte del presidente della Regione». Musumeci potrebbe ricandidarsi o correre per il Parlamento con FdI. Per la sua successione come governatore FI propone Stefania Prestigiacomo. Il segretario della Lega Matteo Salvini è però cauto, spiegando che il Carroccio sceglierà «presto» il nome del proprio candidato alla presidenza della Sicilia, ma assicura: «Le liste sono già pronte».
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Anche la Lombardia intanto resta un caso. Il presidente Attilio Fontana non correrà per il Parlamento, puntando a ricandidarsi al Pirellone. Ma la partita a scacchi con la sua vice Letizia Moratti va avanti. In Forza Italia e nella Lega viene accolto con sorpresa il sondaggio Winpoll realizzato a fine luglio su 1.700 intervistati secondo cui Moratti sarebbe una candidata più forte di Fontana, con il 60% del campione che dichiara di avere fiducia nella vicepresidente lombarda contro 52% che dichiara di averne in Fontana. Nel centrodestra davano per scontato che Moratti potesse riscuotere più successo di Fontana, in particolare nell'elettorato moderato. Ma quello che sorprende sono le proporzioni riportate nel sondaggio. La Lega fa notare come, la settimana scorsa, Salvini avesse tenuto a rinviare ogni ufficializzazione di candidatura in Lombardia. Nonostante il leader leghista dica da mesi che per lui il candidato è Fontana, sabato scorso ha spiegato che la priorità è arrivare a «esprimere una candidatura unitaria in Lombardia e nelle altre Regioni» che andranno al voto (Sicilia, Lazio e Friuli-Venezia Giulia).
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«Non voglio imporre Fontana, si vota tra diversi mesi e quindi penso che se ne potrà parlare dal 26 settembre», aveva aggiunto. Nei corridoi di Palazzo Lombardia, circola anche l'ipotesi che, se il centrodestra dovesse vincere le politiche, Fontana potrebbe entrare nella squadra di governo, lasciando libera la poltrona di candidato alla presidenza della Regione. Un'ipotesi che non trova conferme nel partito. Gli sforzi leghisti appaiono concentrati nel tentativo di «disinnescare» la candidatura dell'ex sindaca di Milano, alla quale sarebbe stato proposta una candidatura in Parlamento. Ma anche questo viene smentito. Moratti, dal canto suo, rivendica un accordo secondo il quale lei avrebbe accettato di fare la vicepresidente e assessore al Welfare, nel gennaio 2021, in cambio della promessa di una candidatura a governatrice nel 2023.
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