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Alla fine Matteo Renzi resta solo: “Occasione persa”. Spazzato via il Terzo Polo

Carlantonio Solimene
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«Siamo soli? No, siamo coraggiosi e controcorrente». È laconico il commento di Matteo Renzi alla notizia dell'intesa elettorale tra Azione e il Pd. Non è un mistero che Italia Viva ha fatto di tutto affinché questa intesa non si concretizzasse. Negli ultimi giorni si erano moltiplicati gli appelli dei renziani a Calenda affinché aderisse al progetto del Terzo polo, magari dividendo la sua strada da quella di Più Europa e lasciando Bonino e Della Vedova al Pd. Alla fine, però, è andata diversamente. E Renzi prova a evitare le polemiche: «Era un'occasione straordinaria per fare un terzo polo a doppia cifra, avrebbe penalizzato la destra, gli amici di Azione hanno deciso altrimenti, noi siamo signori, non facciamo polemica. Ma noi non possiamo stare nella stessa coalizione con chi per 55 volte ha votato contro Draghi. Fratoianni è un signore che fa politica e ha idee che non condivido. Oggi Pd e Azione lo imbarcano, noi non siamo così. Il fatto che Azione scelga, legittimamente, di abbracciare Rifondazione, vuol dire che per noi si apre uno spazio straordinario. Oggi deve prevalere la logica dell'orgoglio di stare dalla parte di chi pensa che la politica non sia uno scambio di seggi».

 

 

Fin qui le parole. Poi ci sono i retroscena. Che raccontano di come a Renzi sia stata recapitata la proposta di aderire a sua volta all'alleanza di centrosinistra, ma solo con un ruolo da gregario. Una situazione di fatto cristallizzata dal comunicato con cui Azione e Pd hanno chiarito che saranno Calenda e Letta, e solo loro, i front runner della coalizione. Un quadro che Renzi non poteva accettare. E che, dalle parti di Italia Viva, addebitano ad Emma Bonino.

 

 

Sarebbe stata lei, è la vulgata, a impedire che le strade del centrosinistra si aprissero anche a Renzi. D'altronde l'ex ministra degli Esteri, nelle interviste in cui gli si chiedeva del leader di IV era stata chiara: «Con lui non mi alleerei». Maria Elena Boschi lo dice chiaramente: «Emma Bonino dice no a Matteo Renzi perché nel 2014 non è stata confermata ministro degli Esteri. Credo sia meglio costruire il TerzoPolo anziché vivere di rancori personali» twitta l'ex ministra delle Riforme. La Bonino replica gelida: «Mi si attribuiscono sentimenti che non ho». Ma è un fatto che le due principali vittime del ribaltone del 2014 - Letta e Bonino, appunto - oggi hanno messo in piedi uno schema che potrebbe confinare Renzi addirittura fuori dal Parlamento. Lui, però, non ci crede: «Puntiamo al 5%». Ed è convinto che ci sia una prateria al centro. Si vedrà.

 

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