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Luigi Di Maio casca pure sul logo: Già registrato trenta volte. Impegno Civico a rischio ricorso

Pietro De Leo
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Davvero difficile essere originali quando si vive in un'epoca in cui davvero quasi tutto è stato inventato. Però questa di «Impegno civico», creatura politica lanciata ieri da Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, è proprio la metafora del già visto. E c'è già chi protesta. È il caso di Fabio Desideri, già consigliere regionale del Lazio, il quale in una nota sostiene: «il ministro Di Maio e il sottosegretario Tabacci "fondano" un partito che è stato costituito, con atto notarile, sotto forma di Associazione senza fini di lucro, nel 1994, la quale nel 1996 presentandosi alle elezioni amministrative del Comune di Marino e depositando denominazione e simbolo, elesse tre consiglieri comunali. Successivamente, la lista politica di Impegno Civico, nel 2000, elesse sindaco di Marino Fabio Desideri». Dunque avvisa: «Il ministro Di Maio e il sottosegretario di Stato Tabacci dovranno spiegarci bene i loro proponimenti e cosa intendono fare, se non vogliono che avviamo un'azione di tutela nelle sedi competenti che impedisca l'uso della denominazione».

Al di là di come scaturirà questa iniziativa, e della consistenza degli appigli legali, è vero che «Impegno Civico» è un'espressione assai gettonata. Lo spiega Gabriele Maestri, il maggior esperto italiano di simboli di partito, in un articolo pubblicato sul suo sito isimbolidelladiscordia.it. «"Impegno civico" - spiega - si è ripetuto almeno una trentina di volte tra il 2019 e il 2022 in altrettanti Comuni d'Italia».

Così come non originalissima è stata la scelta di accompagnare la denominazione alla figura di un'ape stilizzata. L'insetto, per L'anno In cui fu registrata l'associazione «Impegno civico» di Fabio Desideri. Che ora reclama la paternità del logo esempio, fu scelto dal partito Api di Rutelli (e dello stesso Tabacci), ma andando indietro negli anni troviamo altri esempi. Tipo «Autonomisti per l'Europa», di un gruppo di fuoriusciti dall'allora Lega Nord, agli inizi del 2000. O, tuffandoci negli anni '90, si pesca «Sinistra Liberale» di Donato Robilotta e Maurizio Sacconi.

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