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I 5stelle e i rapporti con Mosca. Il Giornale svela i veri “amici di Putin”

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I rapporti con Mosca e la politica estera incendiano la campagna elettorale italiana. Dopo la bufera lanciata dalle pagine del quotidiano La Stampa, sui legami tra la Lega di Matteo Salvini  e un funzionario dell'ambasciata russa far cadere il governo Draghi, già smentite sonoramente da Salvini che le ha definite "fake news" seguito dal sottosegretario Gabrielli che ha puntualizzato l'estraneità dei servizi segreti nella vicenda, il Giornale svela chi sono i "veri amici di Putin".  

 

 


 

Se Salvini deve chiarire nelle sedi opportune quali sono i rapporti tra il suo partito e l'ambasciata di Mosca anche i 5 stelle avrebbero qualcosa da spiegare. Da Giuseppe Conte a Di Battista, ecco tutti i grillini che dovrebbero "arrossire" per le loro passate posizioni filo putiniane. Proprio il leader pentastellato, ricorda Il Giornale, a giugno scorso ricevette un endorsement dall'ambasciatore di Mosca Sergey Razov sul no alle armi a Kiev. Ma andando indietro nel tempo, Conte dovrebbe ricordarsi che quando era premier "elogiava «l'amico Putin» e si metteva d'accordo con lui per la discussa missione dei militari russi nella Bergamo martoriata dal Covid. E poi c'è Beppe Grillo, che nel 2017 in un'intervista al settimanale francese Journal du Dimanche annotava: «La politica internazionale ha bisogno di uomini forti come Donald Trump e Vladimir Putin»" sottolinea Il Giornale. 

 

 


 

Ma c'è anche l'ex grillino Di Battista, che potrebbe rientrare nel Movimento per le prossime elezioni, appena tornato da un viaggio in Russia per realizzare dei reportage per Il Fatto Quotidiano. "In rete si trovano ancora le foto di Di Battista e Di Stefano sorridenti accanto ai due fedelissimi di Putin Robert Shlegel e Sergey Zheleznyak. E c'è da dire che erano passati solo due anni dall'annessione russa della Crimea e dalle conseguenti sanzioni ai danni del Cremlino" spiega il Giornale, mettendo in dubbio la ritrovata fede atlantista del sottosegretario alla Farnesina Manlio Di Stefano.  "Solo qualche anno fa il braccio destro di Luigi Di Maio era il capofila del putinismo all'italiana. L'ex grillino, a giugno del 2015, alla Camera dei Deputati parlava così delle rivolte europeiste del 2014 a Kiev: «Un colpo di stato finanziato da Europa e Usa». Oggi risultano particolarmente sinistre le sue parole su un governo ucraino capeggiato da «convinti neonazisti». E ancora, sempre Di Stefano due anni dopo è stato il protagonista di una spedizione alla volta di Mosca per partecipare al congresso di Russia" proprio insieme a Di Battista. 

E ancora, continua il Giornale, anche Chiara Appendino, l'ex sindaca di Torino era una frequentatrice abituale del Forum Economico di San Pietroburgo. Ma tornando ad oggi ai Cinque Stelle si potrebbero chiedere  se è vero che tra i "papabili per candidarsi alle politiche nelle liste dei pentastellati ci siano nomi come quelli di Alessandro Orsini e Michele Santoro. Entrambi contrari agli aiuti militari all'Ucraina e accusati di filo-putinismo". Infine ci sono anche l'ex grillino Vito Petrocelli, cacciato dalla presidenza della Commissione Esteri del Senato per le sue posizioni vicine al Cremlino e la senatrice Bianca Laura Granato, che ha dichiarato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina diceva che «Putin sta combattendo una battaglia per tutti noi». 

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