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Spunta il dossier russo per infangare Matteo Salvini. Alla sinistra non bastano neanche le smentite

Pietro De Leo
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Il dossier russo si abbatte sulla campagna elettorale. Attraverso un lungo articolo pubblicato su La Stampa. Ricostruzione: alla fine di maggio un funzionario dell'Ambasciata russa in Italia avrebbe avuto delle interlocuzioni con Antonio Capuano, indicato come consigliere di Matteo Salvini per i rapporti internazionali. Nel corso di questi confronti, il funzionario d'ambasciata avrebbe chiesto «se i ministri della Lega fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo». Una specie di missile che piomba in un confronto politico dove il tema Putin e la linea da assumere nei confronti della Russia è centrale. Così come la smania, da parte della sinistra, di unire i puntini della caduta del governo Draghi e ricongiungerli con Mosca. È chiaro che questa rivelazione della Stampa, che richiama a fonti di intelligence, suscita un vero e proprio boato politico nella giornata di ieri. Il leader della Lega Salvini rigetta i contenuti dell'articolo: «Io ho lavorato e lavoro per la pace e per cercare di fermare questa maledetta guerra. Figurati se vado a parlare di ministri e viceministri, mi sembra la solita fantasia su cui c'è Putin, c'è il fascismo, il razzismo, il nazismo, il sovranismo. Non penso che Putin stia dietro al termovalorizzatore di Roma».

 

 

Enrico Letta fa di quanto accaduto il suo vessillo della giornata: «Porteremo questa vicenda al Copasir e faremo interrogazioni parlamentari. Vogliamo capire se dietro quegli atteggiamenti della Lega ci fosse la regia di Putin». Poi punta sull'avversaria di questa campagna elettorale: «Chiediamo a Meloni, candidata premier del centrodestra, se le sta bene di stare nella stessa coalizione del partito che ha tramato con la Russia». Da Fratelli d'Italia, risponde il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida: «Le questioni di carattere internazionale vanno chiarite e approfondite, poi come Fratelli d'Italia non siamo imbarazzati da nulla rispetto a quanto deve essere la posizione internazionale del paese. L'Italia è dalla parte dell'occidente. Noi siamo al fianco dei nostri alleati perché questo è giusto ed è anche utile all'Italia». Tornando al campo sinistro, inoltre, richieste di coinvolgimento del Copasir arrivano anche da Italia Viva e da Insieme per il Futuro. Nella mattinata di ieri, arriva la posizione del sottosegretario con delega alla sicurezza Franco Gabrielli: «Le indiscrezioni apparse sul quotidiano La Stampa, in merito all'attribuzione all'Intelligence nazionale di asserite interlocuzioni tra l'avvocato Capuano e rappresentanti dell'Ambasciata della Federazione Russa in Italia, per far cadere il governo Draghi, sono prive di ogni fondamento come già riferito al Copasir, in occasione di analoghi articoli apparsi nei mesi scorsi». E lo stesso presidente del comitato Adolfo Urso spiega che la nota del sottosegretario «non lascia adito a dubbi. Il Comitato si è occupato di questa vicenda in tempi non sospetti ottenendo informazioni e rassicurazioni dall'autorità di governo e dall'intelligence».

 

 

La Lega contrattacca, con gli stessi ministri uscenti che, in una nota congiunta smentiscono con forza le dinamiche della ricostruzione: «Dimissioni su richiesta di Putin? Si, su Marte... Qualcuno ha preso un colpo di sole molto serio: sarebbe da ridere se non ci fosse una guerra di mezzo e migliaia di morti». E poi ci sono i parlamentari. «La bufala delle influenze russe sulla caduta del governo - attacco ignobile a Salvini - è stata già bollata dal prefetto Gabrielli», dice la deputata Federica Zanella. «Il sottosegretario Gabrielli, autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, ha chiarito in maniera netta che "nessun documento è attribuibile alla nostra intelligence". Punto», osserva il deputato Luca Toccalini. Nel pomeriggio, tuttavia, l'agenzia Lapresse fa filtrare «preoccupazione» da parti di fonti americane per quanto accaduto. A far presagire che il tema probabilmente terrà banco anche in seguito.

 

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