Elezioni politiche 2022, Silvio Berlusconi sul premier del centrodestra: il tema non mi appassiona
«Non perdo tempo a smentire ricostruzioni ridicole, diffuse ad arte dai nostri avversari. La verità è quella che abbiamo detto decine di volte: noi avevamo chiesto che il governo Draghi - voluto da noi per primi - andasse avanti fino alla fine della legislatura, naturalmente senza i Cinque Stelle, che si erano posti fuori da soli. Era la condizione per un rilancio dell’attività di governo che lo stesso Draghi aveva definito indispensabile». Così Silvio Berlusconi in una intervista al Corriere della Sera. E smentisce anche di aver ricevuto l’offerta della presidenza del Senato quale ricompensa: «Io non ho bisogno di alcuna ricompensa. Ho avuto l’onore di guidare il mio Paese per 10 anni, sono la persona al mondo ad avere presieduto più volte il G7 e il G8, e nella vita ho realizzato qualcosa di significativo anche fuori dalla politica. Le pare che possa desiderare altro dalla vita pubblica? Naturalmente chi ha voluto indicarmi per la seconda carica dello Stato ha compiuto un atto di riguardo e di amicizia nei miei confronti che apprezzo particolarmente».
Interrogato sulla premiership del centrodestra e gli ultimatum di Meloni poi afferma: «Non riesco ad appassionarmi a questo problema, e non credo appassioni gli italiani. Agli italiani interessano le nostre proposte per uscire dalla crisi, per dare speranze ai giovani e sicurezza agli anziani, per ridurre le tasse e creare occupazione, per tagliare la burocrazia, per difendere l’ambiente. Del resto non mi pare che i nostri avversari abbiano indicato un candidato premier». Quindi ribadisce che «il centrodestra, espressione della maggioranza degli italiani, è una coalizione coesa e responsabile. Noi siamo garanzia del profilo liberale, cristiano, europeista, garantista, allineato con l’Occidente, del governo che costituiremo dopo il 25 settembre».
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È vero che ci sono pressioni del Ppe per Tajani premier? «Tajani è certamente una importante risorsa per FI, per la coalizione e per il Paese, alla luce della sua grande esperienza internazionale. Tutto il resto fa parte della fantasiosa sceneggiatura di cui abbiamo già parlato». E spiega di avere già in mente una squadra di governo: «Certamente sì, ma naturalmente non posso farlo ora. Sto contattando figure di alto profilo, che non vengono dalla politica. Come sempre, sto lavorando per il mio Paese. Se mi consente una digressione, ho cominciato a fare campagna elettorale nel 1948, quando ero un ragazzino e attaccavo bellissimi manifesti della Dc con lo slogan: "Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no". Era il manifesto più efficace che io ricordi nella storia della comunicazione politica. Nel 1994 sono sceso in campo per fermare i post-comunisti, che erano a un passo dal potere. Se ci sono ancora oggi, dopo tutti questi anni, e perché sento forte dentro di me, oggi come allora, quello a cui mi hanno educato i miei genitori: il dovere morale e civile verso il mio Paese».