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L'Aria che Tira, Mario Monti e lo smacco a Draghi: "Politica economica non straordinaria. Dimissioni impulsive"

Luca De Lellis
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Mario che lancia una frecciata a Supermario. L’ultimo governo tecnico prima di quello presieduto da Draghi, caduto nell’ormai lontano 28 aprile 2013, era stato proprio quello di Mario Monti. Nello studio della trasmissione l’Aria Che Tira (edizione estiva), in onda su La7 venerdì 22 luglio, il senatore a vita ha offerto il suo bilancio sui 523 giorni di gestione da parte dell’ex presidente della Bce rispondendo alle domande del conduttore Francesco Magnani: “Sicuramente Draghi ha dato credibilità, perché l’Italia non ha mai avuto un personaggio così riconosciuto nel mondo, che ha dato all’interno e all’estero uno stile di governo particolare e autorevole. Ha mantenuto una linea politica internazionale molto chiara, facendo guadagnare punti al Paese. I governi tecnici sono un segno di disfunzionalità della politica che non riesce a venire a capo di certe soluzion”.

 

 

Tuttavia, ha poi proseguito l’ospite del conduttore Francesco Magnani, “paradossalmente l’ho trovato meno straordinario nella gestione della politica economica. Non ha usato in modo ottimale il brand Draghi”. L’ex premier Mario Monti precisa cosa ha voluto intendere: “In questo periodo florido a livello economico, con l’Europa che toglie i vincoli e offre fondi così importanti, era assolutamente necessario sfruttare tutti i 26 mesi dal febbraio 2021 fino alle elezioni che si sarebbero avute nelle primavera del 2023”. La questione del Quirinale, poi, avrebbe secondo Monti tolto un po’ il focus sull’attività politica a Draghi, anche se "il bilancio sul governo Draghi è straordinario, l'Italia non ha mai avuto un personaggio così riconosciuto nel mondo, che ha dato uno stile di governo molto particolare e autorevole".

 

 

Si arriva così al 14 luglio, giorno delle dimissioni presentate da Supermario al Capo di Stato. Decisione, stando alle parole di Monti, “precipitosa e impulsiva”, sicuramente “non necessaria”. Insomma, per le premesse e le aspettative che tutti si erano fatti, si poteva fare di più: questa la sentenza del “giudice” Mario Monti.

 

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