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La fine del governo Draghi, così Forza Italia e Lega hanno detto basta: "Stupore per le accuse del premier"

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Passa la linea Salvini e il centrodestra di governo si riappacifica (forse) anche con Meloni. Forza Italia e Lega fanno asse e non votano la fiducia al governo Draghi al Senato, contribuendo al precipitare della crisi con tutti gli annessi e i connessi, a partire dall'effetto domino in FI con la ministra Mariastella Gelmini che lascia il partito, perché «ha voltato le spalle agli italiani». Il voto, quindi, sempre più vicino.

Una prospettiva che non può che far piacere anche a Giorgia Meloni. Che torna a sentire il leader della Lega, Matteo Salvini, con «ripetuti contatti» e parla anche con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, dopo il voto al Senato. Insomma, il centrodestra sembra ritrovare una sintonia dopo che il cerino di questa crisi estiva è passato quasi magicamente dalle mani del leader del M5S, Giuseppe Conte, al centrodestra di governo a trazione salviniana, che dopo ore e ore di vertice ha finito per convincere anche il Cavaliere. Un'intesa celebrata, in serata, da una cena di «coalizione» nella residenza romanda del Cav.

C'è da dire che le parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, pronunciate al Senato non erano state gradite. Temi come la flat tax, la pace fiscalee l'immigrazione, ad esempio, non sono stati toccati e quella tiratina d'orecchie dell'ex capo della Bce sulle proteste dei tassisti è andata di traverso ai commensali a Villa Grande, residenza romana di Berlusconi sede di un ennesimo vertice. Ha fatto «figli e figliastri», sbotta Stefano Candiani durante le dichiarazioni di voto. «Spero che tenga conto anche di noi nella replica», l'appello dell'azzurro Maurizio Gasparri che cade sostanzialmente nel vuoto. Sta di fatto che la decisione del premier di portare al voto la risoluzione Casini e non quella di centrodestra segna la rottura definitiva. Dopo che Lega e FI, con Udc e Noi con l'Italia, hanno più volte presentato un aut aut: nuovo governo senza M5S o voto.

Le parole di Salvini, in serata, nel corso della riunione con i parlamentari leghisti alla Camera, sono tranchant: «Draghi e l'Italia sono state vittime, da giorni, della follia dei 5Stelle e dei giochini di potere del Pd», che «ha fatto saltare tutto. Speriamo che questo sia l'ultimo Parlamento dove centinaia di persone cambiano casacca e poltrona». Alla base della rottura l'esito negativo dell'incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio della sera di martedì. Draghi aveva detto a Salvini che Luciana Lamorgese e Roberto Speranza erano «intoccabili».

Ed è così che Lega e FI erano pronte, già da ieri mattina, a una risoluzione congiunta in cui si chiedeva la formazione di un governo nuovo, segnato da una forte discontinuità nell'agenda. L'intervento di Draghi ha peggiorato la situazione, durissimo nei confronti del partito di via Bellerio, e inaccettabile sul piano fiscale anche per FI.

A Villa Grande, si infittiscono le telefonate di Salvini con Meloni, e il pressing dell'alleata per il voto anticipato. Al vertice era presente anche Giorgetti ma l'orientamento del centrodestra di governo per il voto era ormai netto. Poco dopo è toccato al capogruppo a Palazzo Madama ufficializzare la richiesta contenuta nella risoluzione, già pronta dalla mattina.

«La stimiamo, presidente, dia vita a un governo nuovo segnato da discontinuità e noi ci siamo», scandisce Massimiliano Romeo. La replica del premier chiude trattativa. Raccontano che sia stato Berlusconi il più determinato a mantenere il punto e a confermare che Lega e FI avrebbero votato solo la loro risoluzione. Giorgetti si limita a esprimere amarezza generale. «Si poteva concluTOM. CAR. dere in maniera più dignitosa».

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