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Addio al governo Draghi, l'ultima richiesta: rinviare a stamattina la salita al Colle

Paolo Zappitelli
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L'unica concessione che ha fatto ieri Draghi è stata quella di non andarsi a dimettere subito dopo il voto in Senato. Gli hanno chiesto di aspettare almeno oggi perché le Borse erano già in picchiata e ci sarebbe stata una chiusura disastrosa. Il premier ha accettato, stamattina andrà alla Camera annunciando le sue dimissioni e poi salirà al Quirinale. Che Sergio Mattarella accetterà chiedendo però con molta probabilità all'ex presidente della Bce di restare in carica per svolgere gli affari correnti. Almeno fino a quando entrerà in carica il prossimo esecutivo che potrebbe arrivare a novembre se, come sembra, si andrà a votare il 2 ottobre.

Il presidente della Repubblica, infatti, potrebbe sciogliere le Camere nei prossimi giorni dopo aver ascoltato, come vuole la prassi, i presidenti dei due rami del Parlamento. Una fine di legislatura che nessuno immaginava arrivasse in questo modo, anche se al Quirinale sapevano che la strada per far continuare il governo era strettissima. Quando Mario Draghi era salito da Mattarella giovedì scorso, il presidente della Repubblica aveva ascoltato il suo ragionamento sul fatto che così il governo non poteva più andare avanti ma gli aveva chiesto almeno di andare alle Camere per spiegare al Paese quello che stava accadendo.

Altrimenti in pochi avrebbero capito la sua decisione. E così Draghi ha fatto, ribadendo però la sua netta chiusura a qualsiasi tipo di mediazione politica: fatemi fare le riforme che il governo ha in programma, ha spiegato parlando ai senatori, senza cavalcare proteste di piazza, altrimenti si va al voto. E così è stato.

Ma la preoccupazione dell'Europa e dei mercati ora è proprio quello che accadrà fino a quando non sarà in carica il prossimo esecutivo. O meglio quello che non accadrà. Perché in ballo ci sono i soldi del Pnrr che la Ue darà all'Italia solo se saranno raggiunti gli obiettivi previsti dal Piano. E al momento non sono stati centrati tutti. E un governo in carica solo per l'ordinaria amministrazione non sarà in grado di portarli a termine.

Dunque c'è la possibilità che l'Europa blocchi quei fondi. Ma non è l'unico problema che si apre con questo stop improvviso della legislatura. In ballo c'è anche il decreto da circa 13 miliardi con gli aiuti per le famiglie per affrontare la crisi e gli interventi per la riduzione del costo delle bollette per il terzo trimestre. E anche quello potrebbe restare in mezzo al guado.

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