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Crisi di governo, la diretta al Senato. Mario Draghi: "Pronti a nuovo patto fiducia?" Gelo Lega e M5S

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Un discorso netto, a tratti duro, nella speranza di pronunciare parole di chiarezza, una volta per tutte. A Mario Draghi bastano 33 minuti in Senato per "spiegare" al Parlamento e agli italiani "le ragioni di una scelta tanto sofferta, quanto dovuta". Alla fine i senatori interromperanno il suo discorso per battere le mani 18 volte, ma anche 'l'applausometro' registra una maggioranza a geometrie variabili, con alcune frasi che diventano 'bandiere' per alcuni e rospi da ingoiare per altri. L'unica standing ovation che tiene insieme tutto l'arco costituzionale è quella per l'impegno a tenere le mafie lontane dal Pnrr, perché "è il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".

L'inizio di Draghi è grave, puntuale. Tutti ascoltano in religioso silenzio per provare a capire quale sia la strada scelta. Per il premier, per chi non si è mai presentato di fronte agli elettori, è "l'unità nazionale"  la "migliore garanzia della legittimità democratica" del Governo. Venuta meno quella, con il crescere dei "distinguo" e lo "sfarinamento della maggioranza", il passo indietro per l'inquilino di palazzo Chigi era inevitabile.

L'ex numero uno della Bce inizia il suo discorso elencando i risultati raggiunti proprio in virtù di quello che definisce un "miracolo civile". E' grazie alle forze della maggioranza che "hanno saputo mettere da parte le divisioni e convergere con senso dello Stato e generosità verso interventi rapidi ed efficaci", che il Governo è riuscito a completare la campagna di vaccinazione, aiutare famiglie e imprese dando "slancio alla ripresa", portare a termine tutti i target del Pnrr previsti, reagire "con fermezza" all'invasione russa dall'Ucraina. "Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano", rivela tra gli applausi.

Il preludio, però, anticipa il cambio di rotta degli ultimi mesi, che per Draghi è nei fatti e riguarda principalmente M5S e Lega, ma non solo. "L'Italia è forte quando sa essere unita. Purtroppo - registra - con il passare dei mesi, a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini, le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo, di divisione". Il Capo del Governo ricorda la riforma del Csm (che ha visto l'astensione di Iv e i mal di pancia della Lega) , le trattative sui balneari,  Le riforme del Consiglio superiore della magistratura, del catasto, delle concessioni balneari. E poi, in politica estera, i "tentativi di indebolire il sostegno del Governo verso l'Ucraina, di fiaccare la nostra opposizione al disegno del presidente Putin". Non solo. Draghi ricorda anche "le richieste di ulteriore indebitamento" arrivate da più fronti, che "si sono fatte più forti, proprio quando maggiore era il bisogno di attenzione alla sostenibilità del debito". "Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito e con esso la capacità di agire con efficacia, con tempestività, nell'interesse del Paese", sentenzia.

Draghi mette in chiaro ancora una volta come il momento della svolta sia stata l'astensione del M5S sulla fiducia al decreto Aiuti. "Non votare la fiducia a un Governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente. Non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe ad ignorare il Parlamento. Non è possibile contenerlo, perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo, perché viene dopo mesi di strappi e ultimatum". Dem e renziani applaudono, poi Draghi indica "l'unica strada" per tenere insieme il Governo: va ricostruito il patto originario, come chiedono "soprattutto" gli italiani".

Per andare avanti Draghi indica "almeno quattro fronti" sui quale agire con tempestività. Il Pnrr, innanzitutto. Per raggiungere i 55 obiettivi ci sono da approvare e dare attuazione al codice degli appalti, completare la riforma della giustizia, dare nuova "trasparenza" al fisco e, soprattutto, portare a compimento l'iter del ddl concorrenza, "inclusi i taxi e le concessioni di beni e servizi, comprese le concessioni balneari", la sottolineatura. Per far questo, scandisce tra gli applausi questa volta del M5S e il silenzio di Lega e FI,  "c'è bisogno di un sostegno convinto all'azione dell'Esecutivo, non di un sostegno a proteste non autorizzate e talvolta violente contro la maggioranza di governo".

Avanti poi, su salario minimo e riforma delle pensioni, mentre il reddito di cittadinanza "è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro". Non solo. Anche sul superbonus, Draghi non si sottrae:  "Intendiamo affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi", taglia corto. La linea della chiarezza vale anche sul fronte energetico. "Non è possibile affermare di volere la sicurezza energetica degli italiani e poi allo stesso tempo protestare contro questa infrastruttura. Si tratta di impianti sicuri, essenziali per il nostro fabbisogno energetico, per la tenuta del nostro tessuto produttivo", ribadisce tra gli applausi dei leghisti e i volti scuri dei pentastellati, che si guardano negli occhi come a voler condividere il, nuovo, colpo subito.

Nella conclusione del suo discorso Draghi non fa altro che tirare le somme. "All'Italia non serve una fiducia di facciata che svanisce davanti ai provvedimenti scomodi: serve un nuovo patto di fiducia sincero e concreto, come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il Paese. I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto?  - domanda - Siete pronti?". "Sono qui oggi in quest'Aula - a questo punto della discussione solo perché gli italiani lo hanno chiesto", dice quasi voler spiegare le motivi della sua scelta direttamente a quel Paese reale che gli ha chiesto invece di rimanere. Ignazio La Russa prova a tirar acqua al suo mulino.  "Fateli votare!", urla. "La risposta a queste domande non la dovete dare a me ma agli italiani", conclude il premier. L'ultimo applauso segna le posizioni in campo: battono le mani Pd, Iv, FI e Leu. Restano seduti, in silenzio, M5S e Lega. "Draghi ne ha avuto una per tutti", commentano i parlamentari di tutti gli schieramenti. "Elencare i distinguo del passato, le eccezioni di tutti  - spiegano da palazzo Chigi - più che a escludere serve a unire. Sempre ci sia la volontà di farlo".

 

 

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