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Draghi al Quirinale da Mattarella, riparte il tam tam: "Il governo va avanti". Con o senza Conte

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Il premier Mario Draghi nella mattina di martedì 19 luglio è salito al Quirinale per un incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dal Colle sottolineano che l'incontro "rientra nelle consuete interlocuzioni, tanto più in fasi delicate come l’attuale, e all’indomani del viaggio in Algeria". Insomma, al netto del lessico sobrio e istituzionale del Quirinale, è lecito pensare che la crisi di governo sia stato l'argomento principe della riunione, con il premier che mercoledì 20 luglio si recherà in parlamento per le sue comunicazioni, che saranno seguite da un voto di fiducia.

 

Il colloquio si inserisce nei "contatti interlocutori"" che, dopo l’apertura della crisi, si stanno susseguendo a livello politico e istituzionale anche perché è stato lo stesso capo dello Stato, la scorsa settimana, a chiedere al premier un passaggio alle Camere dopo aver respinto le sue dimissioni arrivate in seguito allo strappo M5s sul dl aiuti. Nel colloquio, viene fatto notare da fonti qualificate, sicuramente il presidente del Consiglio avrà informato Mattarella del suo viaggio in Algeria, da dove è rientrato ieri. Il tema energia è una delle questioni più urgenti in queste ore anche nell’agenda politica e istituzionale italiana. Draghi avrà riferito al capo dello Stato delle intese siglate ieri ad Algeri. Il premier, che stamane ha incontrato anche il segretario Pd Enrico Letta (circostanza che ha causato la reazione irritata del centrodestra), dopo la "tappa" al Quirinale è rientrato a Palazzo Chigi.

 

Giro di "interlocuzioni" che fa risalire quotazioni di un Draghi che resta a Palazzo Chigi. "Ci sono tutte le condizioni per la ripartenza del governo di unità nazionale", scrive il Corriere della sera, sia se il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte voterà la fiducia, sia se a farlo saranno solo i governisti grillini guidati dal capogruppo dei deputati Davide Crippa e dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Per il premier, si legge nel retroscena, la condizione necessaria è "un’intesa forte e larga tra i partiti, che consenta al presidente di ritrovare almeno un poco dell’agibilità politica perduta". Un nuovo patto politico con una maggioranza uguale all'attuale, o solo senza i contiani. 

 

 

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