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Crisi di governo, Draghi prepara il discorso: cosa succede mercoledì, quattro scenari possibili

Christian Campigli
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Quattro scenari, quattro possibili soluzioni al giallo dell’estate. Come terminerà la crisi di governo più intricata degli ultimi venti anni? Politici, analisti e comuni cittadini si interrogano, chi negli infuocati uffici, chi in riva al mare, chi al fresco dell’alta montagna. Partiamo dall’ipotesi meno probabile, alla quale non è possibile offrire oltre il dieci per cento di possibilità di successo: un governo tecnico, guidato da Giuliano Amato.

Una simile supposizione rimanderebbe le temute (almeno per i partiti che compongono l’attuale, sgangherata maggioranza) elezioni, ma potrebbe innervosire, e non poco, gli Italiani. Che, a maggio, voterebbero in massa per Fratelli d’Italia. Venti per cento ad un Draghi bis, senza il Movimento Cinque Stelle, o, quantomeno, senza i contiani. Che all’interno dei grillini ci siano spaccature è noto, che una forzatura anti governativa dell’avvocato del popolo possa provocare un’ulteriore scissione è pressoché scontato.

Ma l’ex Presidente della Banca Europea ha sempre detto e ribadito che, senza il Movimento Cinque Stelle, non sarebbe rimasto a Palazzo Chigi. Solo una telefonata di altissimo profilo internazionale potrebbe convincerlo a rimangiarsi le parole più volte pronunciate. Al trenta per cento, a fine settembre o nella prima settimana di ottobre, ci saranno le elezioni anticipate. Giorgia Meloni non vuole spaccature all’interno del centrodestra, ma, al tempo stesso, chiede coerenza agli alleati. Come dire, se dovesse aprirsi uno spiraglio concreto per il voto, la leader di Fratelli d’Italia si aspetta che Salvini e Berlusconi non tirino il freno a mano.

Infine l’ipotesi al momento più probabile, alla quale è doveroso assegnare un quaranta per cento di possibilità: la crisi rientra, Draghi va avanti con questi ministri e con questa maggioranza. Conte ottiene qualche spicciolo in più per il bonus 110 e il reddito di cittadinanza, riuscendo per altro nell’ardua impresa di tenere unita la sua frastagliata compagine parlamentare.

Letta può respingere così le pressanti avances di Renzi e Calenda e presentarsi a maggio col suo amato campo largo. Un giallo intricato, la cui soluzione potrebbe essere la più ovvia e, soprattutto, la più conveniente per l’attuale, sganghera maggioranza.

 

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