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Crisi di governo, a Roma gli "ultrà" di Draghi. E Calenda abbraccia i renziani: tregua in piazza

Dario Martini
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La piazza in favore di Mario Draghi ha il potere di mandare in scena la pace tra Calenda e Renzi. O meglio, tra Calenda e i renziani. Le tradizionali frizioni per un giorno sembrano essere dimenticate. Quando il leader di Azione si imbatte nei parlamentari di Italia Viva la gente (poca) urla a gran voce: «Abbracciatevi, è questo che vogliamo!». E l'abbraccio in favore dei fotografi va davvero in scena. A riunire i manifestanti pro -Draghi, ieri in piazza San Silvestro a Roma, è stato un gruppo di ragazzi capitanati da uno studente ventenne di Scienze Politiche, Manfredi Mumolo, che l'ufficio stampa di Italia Viva definisce «un nostro attivista».

Fino all'anno scorso, però, Mumolo era schierato - ironia della sorte - proprio con Calenda, per il quale si è presentato di fronte agli elettori per conquistare un seggio da consigliere municipale. Tentativo, purtroppo per lui, sfumato per un soffio. Italia Viva parla di oltre 500 persone presenti ieri pomeriggio in piazza. Un numero forse un po' ottimistico, visto che raggiungevano a malapena le trecento. Calenda dà la colpa al «caldo terrificante».

Il risultato, comunque, non è da buttare, visto che la manifestazione è stata convocata appena due giorni prima e in via spontanea. I renziani, infatti, hanno aderito solo una volta che è stata indetta. Maria Elena Boschi, infatti, tiene a precisare che questa «non è la piazza di Italia Viva, non è la manifestazione di un partito politico, non ci sono simboli, non ci son bandiere, ci sono persone anche di idee diverse, ma tutte vogliono che Draghi resti». La foto simbolo della giornata ritrae Carlo Calenda al fianco proprio della Boschi, insieme a Ivan Scalfarotto, Ettore Rosato e Luigi Marattin. Con loro c'è anche la delegazione di +Europa con Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi. In mezzo ai semplici cittadini la presenza dei parlamentari è ben visibile.

Per Azione ci sono pure Matteo Richetti e Osvaldo Napoli. Tra i renziani figurano Luciano Nobili ed Enrico Costa. Completamente assente, invece, il Partito democratico. A precisa domanda, Calenda risponde laconico: «Il Pd non c'è mai». Il leader di Azione è il primo po litico a salire sul palco. Ed è il più deciso nell'arringare i manifestanti: «Mercoledì vai e diglielo in faccia che non si possono fare sforamenti di bilancio e controriforme delle pensioni, ma che si devono fare rigassificatori e termovalorizzatori. Ci siamo rotti le palle di avere rappresentanti non all'altezza. Vai e combatti, saremo conte».

Nel mirino sia i grillini, definiti «cialtroni» e «scappati di casa», sia i leghisti, perché - aggiunge Calenda - «questa crisi non nasce solo a causa del M5S, ma anche dall'irresponsabilità del Carroccio e della sua ruota di scorta che è Forza Italia». A dimostrazione che siamo già in campagna elettorale anche le parole di Rosato, presidente di Italia Viva, quando ha ricordato che «nel Lazio i 5 Stelle, complice il Partito democratico, per demagogia hanno bloccato pure le rinnovabili». Insomma, neanche i Dem vengono risparmiati. Resta da vedere quanto durerà la sintonia che si è vista ieri tra Calenda e i renziani. 

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