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Governo, Italia appesa all'assemblea M5s. Il ministro D'Incà chiede "una tregua" tra Conte e Draghi

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Riunioni su riunioni, il Movimento 5 Stelle è praticamente in assemblea congiunta permanente e le divisioni, anziché diminuire, sembrano aggravarsi. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che ieri si era reso protagonista elencando ai colleghi pentastellati tutte le riforme che sarebbero saltate con la caduta del governo Draghi, domenica 17 luglio ha preso la parola per chiedere "una tregua" tra Giuseppe Conte e il premier, proprio "per non mettere in difficoltà l’esecuzione delle riforme collegate al Pnrr e i progetti collegati". Un cessate il fuoco "per il bene del Paese". I lavori dell’assemblea congiunta dei gruppi M5S con il leader Conte sono stati sospesi alle 14 e la riunione, che si sta svolgendo in videoconferenza, riprenderà nel pomeriggio, alle 18. 

 

Intanto sembrano essere decine (secondo un retroscena del Corriere addirittura 50) i deputati e i senatori grillini che voterebbero la fiducia al governo anche in caso di rottura definitiva da parte del loro partito. I falchi tuttavia continuano a bombardare Conte chiedendo di staccare la spina. L'ex premier ieri ha gelato chi preme per un riavvicinamento: "Draghi si assuma le sue responsabilità", ha detto Conte in una diretta su Facebook. Insomma, un nuovo ultimatum (o penultimatum...): il premier "dia risposte chiare o non lo appoggeremo". 

 

Matteo Salvini ha chiesto a Conte, Enrico Letta e Luigi Di Maio di farla finita con i "teatrini" mentre proprio i dem continuano a lavorare sotto traccia per una mediazione. E da Palazzo Chigi tutto tace, con Draghi che tornerà lunedì a Roma dopo la missione in Algeria a caccia di gas. 

 

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