Crisi di governo, il ministro Patuanelli rompe il silenzio sulle dimissioni: "Se Conte chiede..."
Conto alla rovescia per il giorno della verità, quello in cui il presidente del Consiglio Mario Draghi riferirà alle Camere, su invito del Capo dello Stato Sergio Mattarella, dopo il voto di fiducia al governo sul dl Aiuti e le dimissioni presentate al Quirinale. La politica italiana è in fibrillazione mentre il M5s valuta l'ipotesi di ritirare i ministri dal governo. "Il Presidente Conte non ha mai chiesto ai Ministri di dimettersi, qualora lo chiedesse ci dimetteremmo all'istante. Non siamo degli aspiranti Di Maio" ha dichiarato il ministro grillino delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, E la stoccata al collega scissionista Luigi Di Maio è arrivata forte e chiara.
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Ieri è stata l'ennesima lunga giornata di incontri in via di Campo Marzio per fare il punto della situazione e decidere come arrivare all’appuntamento di mercoledì, quando il premier Mario Draghi si presenterà alla Camere dopo aver visto respinte le dimissioni dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
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Il Movimento 5 Stelle prende tempo, si riunisce nuovamente in un Consiglio nazionale notturno, discute, anche animatamente sul da farsi. Le fibrillazioni all’interno dei pentastellati d’altronde non mancano, falchi e colombe si fronteggiano dopo il non-voto sulla fiducia al Senato sul dl Aiuti che di fatto ha innescato la crisi di governo. “In campo ci sono tutte le ipotesi”, ammette la capogruppo al Senato Mariolina Castellone, senza escludere perciò quella del ritiro della delegazione M5s dal governo. Possibilità emersa ieri nel corso di una riunione notturna tra il presidente Giuseppe Conte e lo Stato maggiore del Movimento, e tornata sul tavolo in mattinata quando a presentarsi in via di Campo Marzio sono proprio i tre ministri grillini Stefano Patuanelli, Fabiana Dadone e Federico D’Incà. Ed è proprio quest’ultimo, secondo quanto si apprende, ad esprimere contrarietà rispetto al possibile ritiro della delegazione, e contro un possibile no alla fiducia. Il titolare dei Rapporti con il Parlamento avrebbe espresso "forte preoccupazione" per la situazione in cui si trova il Paese e avrebbe fatto riferimento allo "spread test atteso per giovedì: senza Draghi alla guida del Paese - la linea espressa dal ministro secondo quanto riferiscono alcuni presenti alla riunione - metterebbe in difficoltà anche le altre cancellerie europee".
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Fonti M5s smentiscono che sia stato Conte a chiedere le dimissioni, ma l’avvocato pugliese finisce ancora nel mirino di Luigi Di Maio. “Se Conte ritira i ministri di fatto si va allo scioglimento delle Camere, non ci sarà nessuna possibilità di mandare avanti il governo. Io lo voglio dire ai cittadini molto chiaramente: questa crisi avrà effetti pesanti”. Poi ecco l’affondo: “Il Movimento come lo avevamo creato non esiste più, adesso è il partito di Conte – le parole del titolare della Farnesina -. Questo Movimento era nato per portare nelle istituzioni e al governo delle istanze, fare le riforme, stabilizzare il paese. Adesso colpisce il governo. Meraviglia che questo venga da un ex premier, forse per vendetta personale contro qualcuno, ma non possono essere i cittadini a pagare il prezzo di tutto questo”.
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Allo stato attuale comunque non è stata presa ancora alcuna decisione nel Movimento, ma il bivio si avvicina sempre di più col passare delle ore: uscire dal governo o rinnovargli la fiducia nel caso in cui Draghi mercoledì dovesse chiedere una verifica della maggioranza in Parlamento? Difficile immaginare un terzo scenario percorribile, che però per alcuni porterebbe direttamente agli attivisti. Ci sarebbe infatti l’ipotesi di ricorrere a un voto dell’assemblea degli iscritti M5S, per decidere quale linea tenere nei confronti del governo Draghi. È un’idea su cui si continua a riflettere ai piani alti del Movimento, a quanto viene riferito da diverse fonti parlamentari: “In Consiglio nazionale se n’è parlato, e del resto il M5S su scelte importanti ha sempre coinvolto gli iscritti”. Inoltre, fa notare un deputato, “così come abbiamo chiesto alla base se entrare nel governo Draghi, dovremmo consultarla per decidere se uscire o meno”.